Sto lavorando al computer e mi arriva un messaggio. È un cugino che non sento da dieci anni, così penso: “Vai, morta la zia: speriamo mi abbia lasciato la roulotte”. Apro, leggo, ci resto malissimo: niente roulotte, è una catena di Sant’Antonio. Non credevo esistessero ancora. Tra l’altro è una catena di Sant’Antonio lunghissima: una cinquantina di righe, anche una emoticon. Contesto: angeli e posta elettronica. Evergreen.

Credici poi ti spiegherò il perché 😘
La dott.ssa Carmen Reus dice: Per le persone che credono negli angeli… forse questo messaggio potrebbe essere utile.
“Alcuni anni fa ho ricevuto questa e-mail, senza molto entusiasmo l’ho inoltrata e mi è arrivato un lavoro migliore, un pò di tempo dopo l’ho ricevuto di nuovo e ci ha dato la salute della mamma, ora ritorna come messaggio di Whatsapp e con maggiore fede lo condivido”.
In questo momento evita di incrociare le braccia o le gambe.
Gli Angeli si sono accorti che stai combattendo o chiedendo qualcosa. Dicono che è già passato e riceverai una benedizione.
Se credi negli angeli come messaggeri di Dio, invia questo messaggio.
Stasera si sistemeranno 2 cose della tua vita per alleviarti.
Lascia tutto ciò che stai facendo e inoltra il messaggio.
Domani sarà il giorno migliore in assoluto. Dio non ti manderà mai più di quello che tu puoi gestire.
Ti sto mandando 7 ARCANGELI.
Mandali a tutte le persone a cui vuoi bene, in 9 minuti riceverai qualcosa che hai aspettato a lungo.
Possano i tuoi problemi essere meno, che le tue Benedizioni aumentino e solo la Felicità entri dalla tua porta.
Fatemi sapere cosa succede il giorno dopo aver letto questo messaggio.
Vediamo come funziona.
Ripeti con fede:

Arcangelo San Michele alla mia destra, Arcangelo San Gabriele alla mia sinistra, Arcangelo RAFFAELE alle mie spalle, così con le sue ali mi protegga da tutti i mali e l’Arcangelo URIEL di fronte a me per aprirmi il cammino e sopra di me la Gloria del Signore. Amen.
Invia questo messaggio lo stesso giorno in cui lo ricevi.
Crediamo fermamente che qualcosa di MOLTO BUONO stia per accadere.
I 20 angeli esistono. E quelli che non hanno ancora le ali sono quelli che chiamiamo “i cari” e TU sei qualcuno molto caro a me.
Qualcosa di SPLENDIDO verrà per per te e per le persone che ami.
Una benedizione viene verso di te in forma di libertà economica, un miglior lavoro, salute, una casa, forse un matrimonio o un bebè.
Non fare domande. Solo invialo a 20 persone.

Hugo Simberg, “L’angelo ferito”, 1903, Ateneum, Helsinki

L’esordio ha pretese proemiali, si implicano le muse: nella fattispecie, tale dottoressa Carmen Reus, inesistente. L’ho cercata su Google e ho trovato soltanto rimpalli plurilingue della stessa catena di Sant’Antonio su forum di neomamme, pagine Facebook di ultra-cristiani, blog di ex-tossici redenti. Scimmiottamento omerico, goffo tentativo di conferire dignità scientifica al tema angelologico tirando in ballo presunte personalità del settore: una condotta che mi rattrista, perché mi ricorda quel mio amico che rubava le stelle delle Mercedes e diceva “non preoccupare ho zio poliziotto”, prima di morire in uno scontro a fuoco con lo stesso zio, che – cronaca – non era poliziotto.

Il messaggio di fondo, al netto delle zoppie ortografiche e sintattiche – qui mantenute per acribia filologica –, è pieno di speranza: prima eravamo scettici, poi abbiamo inoltrato la mail e un angelo, testuale, “ci ha dato la salute della mamma”. Brividi per l’alone sinistro della preposizione articolata: pare quasi che la salute l’angelo l’abbia tolta alla mamma per darla ai figli, un po’ come quando la pasta e ceci viene lasca e si scolano due tazze di broda col romaiolo. 

Il resto è un’ammucchiata di angeli e maiuscole isteriche: RAFFAELE, MOLTO BUONO, URIEL, SPLENDIDO. Pletora di nomi, e si assicura qualcosa di grandioso al fedele che non lesini in inoltri: “una benedizione viene verso di te in forma di libertà economica, un miglior lavoro, salute, una casa, forse un matrimonio o un bebè”, ma anche, chissà, una doppia con bagno in camera al Columbia di Montecatini Terme, un phon acceso che per sbaglio casca nel pediluvio di quel collega che è due anni che ci ruba i clienti, il nonno che finalmente piscia i calcoli renali. Non poniamo limiti al joystick del creatore.

Appena letto sento l’impulso di chiamare il cugino e dargli del demente, investirlo di accidenti, dirgli che le catene di Sant’Antonio sono uno dei motivi per cui la nostra specie è indegna di spadroneggiare su questo pianeta. Poi mi fermo e rifletto: mi giocherei per sempre la roulotte della zia e, soprattutto, a pensarci forse nemmeno lui ci crede davvero. È umano e ha agito, complice una buona dose di credulità, aggrappandosi a un microscopico lacerto di speranza: niente di troppo distante, insomma, dalla scommessa di Pascal, non fosse che l’unico Pascal che il cugino conosce è il suo pusher di Fentanyl, tale Pasquale Locastro in arte appunto Pascal, chiamare ore pasti, anzi no meglio Whatsapp perché se sta a telefono mentre mangia poi gli si fredda la vellutata e allora dà di matto rompe le scodelle e niente Fentanyl. O forse, più plausibile, ha agito per paura, della serie non inoltro e mi succederà qualcosa di brutto bruttissimo: l’arcangelo Michele potrebbe incenerirmi con una saetta (la mitopoiesi di questi personaggi è rimasta a Hercules della Disney) o, peggio, la dottoressa Reus potrebbe appostarsi dietro un angolo e pestarmi con un manganello avvolto nel «Corriere del Mezzogiorno» che dice non lasci lividi. E mentre mi soffermo sul cugino terrorizzato dall’idea di un agguato angelico, a poco a poco inizio a dubitare anch’io.

Chissà, mi dico. D’altronde, se il cugino ha avuto paura forse non sbaglia. E così, da saccente scienziatino che ero, mi trovo colto dagli stessi timori e finisco a pensare che ci sta che Uriel sia suscettibile, metti informa gli altri venti che li sto perculando e insieme si organizzano e fanno in modo che domattina, a colazione, mi sbagli tra il cartone del latte e quello del detersivo per i piatti. Stai a vedere che quelli che io chiamo “cari” e che ho in parte bloccato su Telegram sono davvero angeli senza ali, infiltrati bastardi che mi sputtanano con l’Onnipotente. Stai a vedere finisce che poi, mentre sbando col motorino, salto nell’altra corsia, prendo la via del cofano di un Iveco o punto con la testa dritto su un gruppo di scogli invece che sfruttare gli ultimi pensieri di vita cosciente per pentirmi di aver mangiato troppo Galak finisco a rimpiangere che forse avrei fatto meglio a inoltrarlo, quel messaggio sugli angeli. Così, per prevenire e non toccarne, io la catena di Sant’Antonio intanto ve l’ho incollata: casomai vi comodi, poi, un angelo che metta mano all’Ecodoppler di vostra madre.