Un robot insegue in un bosco un essere umano, braccato come una preda; le braccia metalliche di quello che assomiglia a un gigantesco ragno meccanico lo bloccano, lo stringono, stanno per addormentarlo, prima di lasciarlo andare apparentemente senza motivo. Il Korok – così si chiama la macchina – preleva solo campioni intelligenti, per questo lascia l’uomo a terra, dolorante e terrorizzato, ma vivo.  

Una donna vedova continua a vivere con l’automa del marito scienziato, creato da lui stesso prima di morire. È un modello all’avanguardia, si aggiorna quotidianamente e possiede la memoria dell’originale. Ma perché allora la coppia non esce mai di casa?

In una redazione di una rivista di fantascienza, un’impiegata è convinta che due fra i più noti scrittori siano in realtà marziani in incognito, in missione segreta per conquistare la Terra. La fervida fantasia dei loro racconti sarebbe dunque semplice realismo “esotico”?

Sembra una nuova (o vecchia) stagione di Black Mirror, invece si tratta della raccolta completa dei racconti di Lino Aldani, La casa femmina, che Urania Mondadori ha pubblicato nel dicembre 2024. Si tratta di un pezzo pregiato nello scacchiere della fantascienza nostrana, perché Aldani con le sue ossessioni e la sua capacità di carpire e rielaborare il meglio della produzione internazionale (non solo fantastica, e non solo americana, visti i riferimenti alla fantascienza russa, romena e francese) contribuisce a sprovincializzare definitivamente le narrazioni fantascientifiche italiane. E se mantiene alle volte il tono ironico e satirico tipico di molti autori e autrici dell’epoca, si diverte anche (forse volontariamente?) a rovesciare l’assioma di Fruttero e Lucentini, secondo cui “una nave spaziale non può atterrare a Lucca”. A Lucca forse no, ci dice Aldani, ma nella campagna toscana certamente sì, come accade nel racconto Una rossa autentica. E leggendolo un dubbio ci assale: è veramente più provinciale la campagna toscana di quella dell’Arizona e del Texas in cui

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