Luci rosse e soffuse, fruste di cuoio e dildo posizionati sugli scaffali, una giovane donna dalla bellezza indiscutibilmente canonica – magra, tratti regolari e trucco curato – appoggiata con nonchalance a una croce di Sant’Andrea scarlatta: il set di Bonding (Rightor Doyle, 2019-2021) è costruito su misura per favorire un racconto della sessualità sadomasochistica immediatamente fruibile al grande pubblico. Per ricavare spettacolo da un universo sessuale che si percepisce come bizzarro, quando non estraneo e deviante, è essenziale adottare una lente di lettura esterna, in modo da favorire l’immedesimazione della maggioranza “normale”, cioè, come si dice in gergo, vanilla. Ed ecco che entra subito in scena un altro personaggio, con passo esitante, abiti casual e un’espressione atterrita.

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