Il 2022 è stato un anno di anniversari notevoli, Proust in Francia, Pasolini e Canova in Italia, la Marcia su Roma… Oggi si fatica a immaginare che il primo centenario della morte in quell’anno fatidico della storia italiana abbia coinciso per lo scultore di Possagno con un tentativo di fascistizzazione della sua estetica. Ma Canova non passò indenne la fase di “fondazione” dove classicità e mediterraneità trovavano in alcuni “ideologi” la dimensione più appropriata dentro l’universo morale e politico del fascismo. Ardengo Soffici ne fu uno dei più fervidi sostenitori. 

Dopo la morte, il genio di Canova venne per un po’ messo da parte, il neoclassicismo era alla fine e con esso tutto ciò che lo aveva rappresentato. Ma l’immagine classicista lo portò di nuovo alla ribalta in virtù dell’estetica monumentale ricercata dal fascismo. Canova rimase schiacciato fra l’incudine neoclassica e il martello monumentale ancora nel secondo Dopoguerra; e qualcuno, in decenni a noi più vicini, ne scherniva l’immagine di genio definendolo prosaicamente uno “scultore da pisciatoi”

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