Si è aperta un’inaspettata polemica, la scorsa estate, sulla definizione di cosa sia oggi la musica in dialetto. Il rapper romano Piotta ha fatto causa all’organizzazione del premio Tenco per l’esclusione del suo disco ’Na notte infame (il suo decimo album, dedicato alla scomparsa del fratello) dalla rosa dei finalisti degli album in dialetto. Il club Tenco si è difeso sostenendo che nel disco ci sono più brani in italiano che in dialetto romanesco, ma l’Accademia della Crusca, coinvolta dal rapper, gli ha sostanzialmente dato ragione, dato che tra le due lingue esiste una continuità innegabile.

Al di là della disputa e delle rigide categorie con cui viene assegnato il premio, è evidente come il dialetto stia diventando sempre più presente nella discografia italiana, distaccandosi dai canoni più legati al folk e alle musiche tradizionali per aprirsi a generi che vanno dal cantautorato alla musica più sperimentale. Nonostante esistano scene musicali da sempre legate al dialetto (Napoli è uno degli esempi più importanti, e i riconoscimenti degli anni scorsi agli Almamegretta e agli ’A67 non ne sono che la dimostrazione), ora in zone molto diverse d’Italia la lingua locale diventa il mezzo di espressione preferito, per lavori anche molto ambiziosi e dal suono contemporaneo.

La targa Tenco per il miglior album in dialetto del 2024 è stata poi assegnata a Setak, che fin dalla scelta del suo nome d’arte – che deriva da lu setacciar, soprannome con cui è conosciuta la sua famiglia in paese – dichiara il legame fortissimo con l’Abruzzo e con il borghetto di Penne in particolare, avendo scelto di cantare la trilogia conclusa con Assamanù nella lingua localissima di questo comune di undicimila abitanti. Il disco di Nicola Pomponi è molto influenzato dalla sua esperienza di chitarrista e turnista legato al blues, amante di Ry Cooder, Milton Nascimento e Ali Farka Touré.

Setak © Martina D’Andreagiovanni

Come spiegava in un’ intervista, l’intuizione di cantare in dialetto è arrivata dopo un periodo all’estero, mentre si trovava a Londra, frustrato dalla vacuità delle proposte musicali che

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