Oggi al Dipartimento di comunicazione, arti e media dello IULM di Milano si svolge la giornata di studi “Carissimo Bernardino, …”. Bernardino Zapponi, un talento multimediale tra cinema , letteratura, giornalismo e televisione, organizzato da Rocco Moccagatta e Alberto Pezzotta. Si tratta del primo convegno dedicato a Zapponi.
Del cinema italiano, come è noto, si riscopre e si rivaluta tutto. All’appello manca però finora, curiosamente, una delle figure più affascinanti attive tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. Una figura che non si esaurisce nel cinema, anzi, il cui maggior fascino sta nell’incarnare una linea culturale sotterranea che, non trovando spazio nella letteratura, ha trovato nel cinema di quegli anni un luogo ideale.
Questa strana figura è Bernardino Zapponi (1927-2000), a cui non sono mai stati dedicati studi approfonditi: troppo in alto e troppo in basso, viene da dire, sempre di lato, non ha intercettato mai il mainstream letterario. Il suo curriculum, fino a un certo punto, lo vede serenamente inserito nelle forme della cultura popolare. Nel dopoguerra disegnatore al «Marc’Aurelio», poi autore di varietà radiofonici e televisivi: fino ai quarant’anni Zapponi è questo. Ma è anche l’inventore di una delle riviste più geniali ed eccentriche del nostro dopoguerra, «Il delatore». Nove numeri monografici per due serie (1958-59 e 1964-65): Sadismo, Il cattivo gusto in Italia, La follia, Il gergo della malavita, I travestitisono alcuni dei titoli, e tra quelli annunciati e mai realizzati troviamo Rapporto sul fotoromanzo, Mario Bava, La disperazione illustrata. Il tutto in una veste grafica squisita, con illustrazioni di Maccari, Topor, Saul Steinberg o di un giovanissimo Herbert Pagani, testi di Bruno Munari, Marcello Marchesi, Camilla Cederna o Leonardo Sinisgalli. E soprattutto, ogni numero è una piccola antologia di testi spesso imprevedibili. A esemplificare il sadismo sono, oltre al divin marchese o a Swinburne, anche Chaplin, Il talismano della felicità (con ricette carnivore crudelissime), Alfonso de’ Liguori, Freud, la contessa Clara e gli articoli del Codice Rocco. Per il cattivo gusto Tommaseo, Moravia, Cabiria, Mussolini, Enrico Falqui (all’epoca influente critico letterario) e i menu del ristorante romano di Giggi Fazi.
Ma non c’è nessun intento satirico o goliardico nella rivista: piuttosto un gusto rigoroso e perverso per la bizzarria. Qualcosa di simile all’ambiente del tardo surrealismo francese che ruotava in Francia intorno alle Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo. Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.Questo contenuto è visibile ai soli iscritti