Un decennio prima, nella Hollywood tardo-classica degli anni Cinquanta, tra Doris Day e la morte di James Dean, sarebbe stato al massimo un caratterista. E anche un decennio dopo, quando il cinema americano era tornato all’ordine, gli autori di maggior spicco guardavano al passato e il pubblico di riferimento era quello adolescenziale. Ma Gene Hackman ebbe la fortuna di intercettare a un certo punto una stagione, non lunghissima (meno di dieci anni), in cui il cinema americano si faceva adulto, problematico: tra l’esaurirsi del Movement, la fine della guerra in Vietnam e il Watergate, quando una generazione di registi cinefili assorbiva a modo suo le nouvelle vague e le proiettava in una salda tradizione cinematografica e letteraria.
Hackman era alto un metro e ottantasette, ben piantato, con un’aria poco scattante; tutt’altro che un bello di quelli che potevano piacere negli anni Cinquanta o negli Ottanta: grosso naso a patata, calvizie abbastanza precoce, un sorriso che gli strizzava gli occhi azzurrissimi, contagioso ma poco seduttivo.
Arrivò al cinema tardi, e passando prima per la televisione: come il suo coetaneo Clint Eastwood, e come molti registi che anche loro trovarono un momento felice negli anni Settanta, da Altman a Penn, il quale lo lanciò a fianco della meravigliosa coppia Beatty/Dunaway in Gangsters Story (1967). Il trionfo come protagonista è nel Braccio violento della legge (1971) di William Friedkin, a cui seguono ruoli memorabili soprattutto in drammi o polizieschi urbani. Anche se Hackman, che è uno degli attori più utilizzati del periodo, non rinunciò mai a parti da spalla o in film corali.
Nel film di Friedkin cogliamo già alcune cose importanti del suo modo di essere in scena: e più ancora se lo mettiamo a confronto con un ruolo opposto, in La conversazione (1974) di Francis Ford Coppola. Nel primo è il classico sbirro dai modi spicci, nel secondo un esperto di intercettazioni che si ritrova incastrato in un complotto. Il braccio violento della legge è un film d’azione quasi proverbiale, con inseguimenti, sparatorie e violenza urbana, in cui Hackman sta in scena estroflesso, masticando il chewing gum, con un cappello a falde corte e costanti tocchi ironici: il risveglio Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo. Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.Questo contenuto è visibile ai soli iscritti