Un grande pesce, realizzato da Kaarina Kaikkonen, accoglie i visitatori all’ingresso della mostra This Body Made of Stardust di Viviane Sassen, ospitata alla Collezione Maramotti di Reggio Emilia e inserita nel circuito del Festival di Fotografia Europea. È la prima delle quattro opere della collezione permanente con cui dialogano le fotografie della Sassen. Composto da numerose giacche da uomo, tagliate, cucite e sovrapposte, questo animale ibrido nasce da due gesti apparentemente opposti: il taglio e l’unione. Da questa tensione prende forma anche il senso dell’intero percorso espositivo, tagliare non significa distruggere, ma riformulare; assemblare non vuol dire semplicemente recuperare, bensì immaginare un’altra esistenza.


Anche le immagini di Viviane Sassen oscillano tra forze opposte, luce e ombra, presenza e assenza, vita e morte. Un equilibrio instabile, in cui il corpo si smaterializza e si ricompone. Come nel caso della statua spezzata e tenuta insieme da corde e stoffe (Menhir), o della donna con gli occhi e la bocca coperti da foglie rosse, il cui capo spunta da un lenzuolo, a evocare il sonno o un sudario (Inhale).

Fanno da contrappunto a queste visioni i numerosi collages ispirati al gioco surrealista del cadavre exquis, con cui
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