«Ci sono donne che non vogliono che io chieda loro il permesso. Vogliono che io me lo prenda. Chiedere, per loro, non è sexy». A pronunciare queste parole è John Stagliano, attore pornografico celebre per aver sdoganato il sesso anale nella pornografia eterosessuale – il suo soprannome è eloquentemente The Buttman –, seduto composto accanto alla performer, regista e produttrice Dana Vespoli che lo intervista riguardo alle sue prestazioni sessuali, note per essere frequentemente aggressive, vigorose, a tratti violente. Il feticcio del sesso anale onnipresente è un esempio che spesso viene impugnato per dimostrare come la pornografia stia virando verso pratiche sempre più dolorose, reificanti, poco soddisfacenti per le donne, costrette ad acconsentire per restare nel giro. Questo consenso, però, è inserito in un cambiamento più ampio della concezione della sessualità, che inizia a includere e mescolare anche nel porno eterosessuale mainstream pratiche tipiche del sesso gay (di cui il sesso anale è un esempio lampante), contaminazioni BDSM, ammiccamenti a subculture di vario tipo. Inoltre, secondo gli studiosi Maina e Zecca, questa elevazione del sesso anale a oggetto privilegiato della rappresentazione pornografica non è solo una scelta strategica di marketing, ma serve anche a mettere in primo piano una concezione diversa, antinaturalistica, della prestazione sessuale. Il porno, come il sesso, è un universo dominato della soggettività e dunque difficile da regolare. 

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Consent (EvilAngel, 2019), il documentario di Dana Vespoli sul consenso nei film porno, inizia con una dichiarazione di intenti: «Ho deciso di girare questo documentario perché penso che sia interessante filmare e parlare con le donne che amano il sesso davvero molto violento». Nel documentario, il dialogo sul consenso funziona da collante fra le interviste e le scene di sesso in cui le attrici e gli attori pornografici

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