Curiose assonanze uniscono due film francesi di recente distribuzione: L’innocente di Louis Garrel e L’Origine du mal di Sébastien Marnier (da noi sciaguratamente uscito come Un vizio di famiglia). A partire, com’è evidente, dai titoli, che richiamano il concetto religioso di colpa e peccato e, di conseguenza, la sempiterna dialettica tra il peso di una responsabilità ancestrale (indiretta) e la possibilità di redenzione determinata dalle azioni del singolo. Certo, in entrambi i casi ogni empito spirituale viene attenuato dalla scelta di aderire alle regole del thriller: impregnate di un umorismo iperbolico avvolto da una profonda amarezza in Garrel, levigate dalla tradizione transalpina del noir domestico/borghese in Marnier. Si è a tal proposito parlato di affinità con il cinema di Claude Zidi in un caso e di Claude Sautet nell’altro, ma forse il vero nume tutelare di entrambe le operazioni è quello del cattolico Claude Chabrol, con la sua capacità di esasperare fino alla stilizzazione (e non senza costeggiare un’ironia sorniona e malinconica) i meccanismi delle relazioni tra gli esseri umani all’interno di contesti ritratti con la sapienza descrittiva di un pittore naturalista. Come spesso accade proprio in Chabrol, la lente d’ingrandimento attraverso cui vengono scandagliati errori, difetti, torti e mancanze è quella del microcosmo famigliare

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