Tutti, prima o poi, passano questa crisi. Hanno bisogno di sapere come funziona il meccanismo, di rispondere alla fatidica domanda: è sempre stato così o prima era diverso? Il comandante dei vigili del fuoco impiega un intero minuto ad accomodarsi meglio sulla poltrona e a riassumere mentalmente quanto vuole dire al pompiere Guy Montag che, sdraiato a letto, è schiacciato dal peso dell’angoscia e dal desiderio di capire, ma anche trafitto dalla paura di essere scoperto. Sotto il cuscino nasconde un libro.

La scena rappresenta un momento chiave nel romanzo di fantascienza Fahrenheit 451 di Ray Bradbury ambientato negli anni Venti del Duemila: il comandante ripercorre i fatti essenziali che hanno contribuito alla definizione del Regolamento, cioè il divieto di leggere e possedere ogni tipo di libro. Dopo la Guerra di Secessione i grandi mezzi di comunicazione hanno dato avvio a un processo di sintesi e semplificazione, una specie di dieta universale del pensiero, per rendersi accessibili all’intera popolazione che nel giro di pochi decenni è raddoppiata, triplicata e poi quadruplicata. La durata degli studi si è fatta breve, la disciplina allentata, filosofia, storia, filologia sono state abbandonate, lingua e ortografia sono state prese sempre meno in considerazione fino a essere ignorate. Tutto questo in nome della felicità, che si costruisce eliminando attriti e disuguaglianze, dettate spesso da discrepanze culturali. I libri sono fucili carichi, strumenti di distinzione, per questo vanno bruciati. Il comandante dei vigili conclude dicendo che a un certo punto hanno svuotato i teatri, riempiendoli solo di pagliacci, per l’unico tipo di spettacolo consentito, e hanno fornito ogni stanza di pareti di vetro, dove sono trasmesse, in un flusso ininterrotto, fiction televisive immersive.

C’è una drammatica ciclicità nella storia, così ogni certo numero di secoli la civiltà umanaha come la necessità autodistruttiva di dar fuoco alla sua Biblioteca d’Alessandria

Sotterraneo, compagnia teatrale fiorentina, in Il fuoco era la cura. Liberamente ispirato a “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury, prodotto da Teatro Metastasio, Piccolo Teatro, ERT / Teatro Nazionale e fresco di debutto, sceglie di non rappresentare questa scena così importante, ma

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