Costruito a fine Settecento, distrutto dalle bombe alleate nel 1943, il Teatro San Ferdinando di Napoli viene acquistato nel 1948 da Eduardo De Filippo. Da quel cumulo di macerie nasce il progetto di un edificio teatrale modernissimo, a misura di attori e pubblico, a cui Eduardo dedica molte cure e per cui spende molto denaro. E da questo teatro in costruzione prende le mosse Tavola tavola, chiodo chiodo di Lino Musella, ancora in tournée in Italia: ricostruendo la nascita di quel teatro – attraverso un fragile modellino in legno posto al centro della scena – lo spettacolo ripensa al senso del fare teatro a partire dalla concretezza del mestiere, dalla fatica quotidiana, dalla rete di relazioni pubbliche e private che stanno dietro alla vita di palcoscenico. 

Il rumore di un martello che pianta dei chiodi nel legno di una cantinella. Nel buio, tutto inizia con un suono che chiunque abbia un po’ di dimestichezza con le pratiche della scena può facilmente riconoscere, un richiamo alla dimensione artigiana del palcoscenico, alla sapienza antica di chi ci lavora.  Sulla trasmissione di questo sapere si regge il teatro, ciclicamente in crisi eppure sempre vivo perché, come dice Musella attraverso Eduardo, «finché ci sarà un filo d’erba sulla terra ce ne sarà uno finto su un palcoscenico». E se su tavole e chiodi si regge da secoli la finzione del teatro (il titolo dello spettacolo riprende una lapide del San Ferdinando che Eduardo dedicò a Peppino Mercurio, suo fedele macchinista), Musella parte proprio da quel rumore che rimbomba tra le quinte per attraversare il mondo eduardiano. Vi entra dall’ingresso artisti, un po’ sommessamente, senza percorrere le strade più ovvie della memoria di uno dei grandi attori-autori del Novecento, scommettendo invece su un Eduardo quasi privato, sulle sue parole “fuori scena”: appunti, corrispondenze, carteggi, interviste. Un sapiente lavoro di collazione, condotto insieme al nipote Tommaso De Filippo e a Maria Procino, che permette a Musella di confrontarsi con una figura monumentale e ingombrante senza venirne schiacciato.

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