Armato delle mie origini proletarie o, come si dice oggi, “working class”, e del mio innegabile status di lettore forte (anche se l’unico libro propriamente marxista in casa mia è oggi Stazione Finlandia, la fantastica storia del marxismo fino al 1917 di Edmund Wilson, che però c’è più per Wilson che per Marx o Lenin), vorrei parlare di un cambiamento epocale avvenuto in gran parte durante la mia vita, cioè la trasformazione del marxismo da ideologia della classe operaia (sedicente, benché in passato, in certi paesi e epoche, lo sia stata o è sembrato che lo fosse) in ideologia del precariato intellettuale: poco più che un set di posture intellettuali e segnali di status utili per interpretare i prodotti della cultura pop, fra l’altro confondendo sistematicamente lotta di classe con invidia di classe, ma molto meno per intervenire in eventuali lotte sociali reali, per non parlare di una vera e propria lotta rivoluzionaria. 

Da quale punto di vista mi sento legittimato a parlare di un tema così importante? Beh, dal punto di vista di uno orgoglioso di possedere Lotta di Classe, un gioco da tavolo americano del 1978 pubblicato da Avalon Hill, all’epoca il più importante editore di boardgame “difficili” del mondo. L’autore del gioco si chiama Bertell Ollman, per molti anni professore di scienze politiche alla New York University. Il suo libro più importante è Alienazione: la concezione marxiana dell’uomo nella società capitalista, pubblicato in Italia da A. Armando nel 1975.

Il gioco ha un’aria spartana, come tutti i board game dell’epoca. Le regole sono molto semplici. In pratica è un mix di gioco dell’oca e Monopoli, che si svolge su un tabellone di ottantaquattro caselle numerate dove si muovono sei pedine: le due classi maggiori, i Capitalisti e i Lavoratori, e le quattro minori, Contadini, Commercianti, Professionisti e Studenti – e già per dei veri giocatori il fatto che solo le due classi maggiori possano vincere e le minori possano al massimo allearsi alle due uniche VERE classi è abbastanza problematico. Le classi non possono essere scelte dai giocatori ma vanno assegnate dal “dado genetico”, un normale dado a sei facce con i simboli delle classi (e sì, quello del Capitalista è un cappello a cilindro e quello dell’operaio è un martello). Nota bene: lo Stato non è un fattore autonomo ma solo uno strumento, principalmente dei Capitalisti, e si presume che in caso di vittoria dei Lavoratori venga abolito.

Le pedine avanzano tirando dadi, raccogliendo carte e accumulando punti “vantaggio” e “penalità” da spendere nei momenti di confronto: manifestazioni, scioperi, elezioni. In ogni casella e con ogni carta succede qualcosa che favorisce o danneggia una classe. Il messaggio è più o meno sempre lo stesso: tutto ciò che distrae dall’interesse di classe è dannoso. Una delle carte per il giocatore Capitalista recita: «Ti sorprendono mentre compiangi la triste sorte dei Lavoratori. La vittoria nella Lotta di Classe arride a chi si preoccupa soltanto della propria classe. Salta due turni di dadi».

Quindi

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