Roger Ballen, fotografo statunitense naturalizzato sudafricano, ha uno sguardo dotato di grande coerenza. La mostra Animalism, attualmente allestita al Mattatoio di Roma fino al 27 luglio, ribadisce il suo interesse per il mondo animale, e in particolare per il rapporto uomo-animale, visto anche nella sua dimensione violenta, di abuso. In Ballen, l’animale ha un ruolo di assoluto rilievo formale e narrativo nell’allestimento delle scene, che sia il ratto, la capra, il serpente, la colomba, il cagnolino: riproposto fuori dai contesti simbolici o quotidiani entro cui l’osservatore sarebbe portato a interpretarli, il bestiario ha un ruolo importante quanto l’umano. Non vi è alcuna subordinazione quando vediamo l’umanità (tendenzialmente emarginata, povera, o con disturbi psichici) interagire in vario modo coi soggetti animali, tutto fa parte dell’assurdità onirica e perturbante in cui siamo immersi. Gli animali che vediamo, così come gli umani che li toccano, sono trascinati forzatamente in una dimensione domestica assolutamente “border”: le stanze spoglie e sporche, e i disegni naif graffiati o tracciati col gesso sulle pareti sono la scenografia inquieta di momenti di interazione illogica, mai propriamente pericolosa, ma in nessun modo rassicurante.

A disorientare è la combinazione perfetta dei dettagli sotto una luce che percepiamo totalmente estranea all’ambiente in cui ci troviamo. L’immagine del ragazzo che tiene una cornetta del telefono all’orecchio mentre tira la coda a un gatto su un divano sfondato (Eugene on the Phone) è di per sé totalmente innocua, ma non lo è forse trovarsi lì, a spiare questo momento di quotidianità astratta da ogni contesto: non riusciamo a capire cosa ci facciamo di fronte a lui e non sappiamo cosa aspettarci se dovesse mai rivolgerci la parola.
La mostra è divisa in due spazi: nel primo, vediamo ventuno stampe quadrate di appena trenta centimetri per lato con un ricercato passepartout grigio e la cornice nera, mentre, nella seconda stanza, più di ottanta fotografie tratte da vari cicli dell’autore (Outland, Shadow Chamber, Asylum of the Birds, Roger’s Rats, Boarding House) sono proiettate su otto grandi tele quadrate immerse nel buio o esposte in lightbox e videoanimazioni (Apparitions).


Nella conversazione che Roger Ballen ha tenuto con Alessandro Dandini de Sylva, curatore della mostra, il fotografo ribadisce
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