C’è un verso che mi ha sempre commosso e a cui mi è capitato di pensare molto spesso nelle situazioni dolorose con cui mi sono ritrovata a confrontarmi: «Vivere la vita non è attraversare un campo». Somiglia molto a quello che mi disse un mio insegnante durante un laboratorio, quando osai protestare per l’eccessiva difficoltà di una coreografia che non mi riusciva: «La vita è difficile». Lo è davvero.

Difficile è senza ombra di dubbio l’aggettivo che mi sono sentita appioppare più spesso, da quando sono entrata a far parte del mondo editoriale in qualità di scrittrice, ma non credevo che quello che consideravo se non un pregio, di certo una peculiarità che nella letteratura aveva sempre trovato dimora, si fosse trasformato in un elemento di sospetto, qualcosa da correggere o di cui quantomeno avrei fatto meglio a liberarmi al più presto. Confondevo editoria e letteratura. Non avevo capito niente.

L’impatto, anni fa, è stato doloroso. Dal mio osservatorio

Questo contenuto è visibile ai soli iscritti

Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo.

Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.