Una delle poesie più famose di Larkin (e delle più belle: secondo me anzi una delle più belle mai scritte) s’intitola Le nozze di Pentecoste e parla di un viaggio in treno dal nord del Paese – da Hull, la città nella quale Larkin ha vissuto dal 1955 alla morte, trent’anni più tardi – a Londra. Un po’ meno famosa è un’altra sua poesia che invece racconta un viaggio nella direzione opposta, da sud verso nord, anzi più precisamente verso nord-est, dove appunto si trova Hull: sulla stessa linea di Liverpool, Manchester e Leeds, ma un po’ più a oriente, sulle sponde del Mare del Nord che guardano verso la Danimarca. S’intitola Here.

Hull era lontanissima da tutto, negli anni di Larkin (1922-1985), con i treni lenti dell’epoca e nessun aeroporto, e lui non la lasciava spesso. Ci era finito quasi per caso, dopo aver vinto un concorso come direttore della biblioteca universitaria. Prima aveva vissuto a Belfast (1950-1955), e prima ancora a Leicester (1946-1950) e Wellington nello Shropshire (1943-1946), sempre lavorando come bibliotecario. A parte i cinque anni a Belfast, siamo sempre nelle pianure dell’Inghilterra settentrionale, in quell’arcipelago di case e fabbriche che prima della guerra Orwell aveva raccontato nella Strada di Wigan Pier; poco più a sud c’è Coventry, dove Larkin era nato e dove aveva vissuto sino ai diciott’anni, prima di andare a studiare letteratura inglese a Oxford. 

Dopo Oxford avrebbe sicuramente potuto aspirare a carriere più brillanti di quella del bibliotecario. Ma a leggere, oltre che le sue poesie, i volumi del suo epistolario, si riceve l’impressione di una vita vissuta non certo a caso ma, se così si può dire, lungo la linea di minore resistenza, e senza altro vero interesse e vera ambizione che non fosse la letteratura, la letteratura come attività solitaria, in un vuoto rotto soltanto dalla conversazione epistolare con pochi amici lontani, i rapporti con la società delle lettere (editori, quotidiani e periodici, colleghi scrittori) ridotti al minimo.

Here, che apre la terza raccolta di Larkin intitolata – come la bellissima poesia che ho menzionato – Le nozze di Pentecoste, è dunque una poesia sul ritorno a casa; a casa, non in famiglia, perché Larkin ha sempre vissuto da solo (le traduzioni, di mero servizio, sono mie):

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