Si sente sempre più spesso parlare della fine del cinema: basta leggere le recensioni a The Fabelmans – tra cui quella di Emiliano Morreale qui su «Snaporaz» – per constatare le riflessioni funeree suscitate da un film che chiaramente intende celebrare i film. 

Ma la morte del cinema, direte voi, è già stata dichiarata mille volte: nel 1996 ne constatava l’inesorabile decadenza un saggio di Susan Sontag, A Century of Cinema: «I cento anni del cinema sembrano avere la forma di un ciclo vitale: una nascita inevitabile, il progressivo accumulo di glorie e infine un’ultima decade di imbarazzante, irreversibile declino»; Gore Vidal, in un’intervista recuperata per la bella docu-serie The Last Movie Stars e risalente alla metà degli anni Ottanta, vedeva in Paul Newman e Joanne Woodward le ultime star: «I film ormai sono stati sostituiti dalle miniserie televisive, che per il grande pubblico sono più interessanti. [Paul e Joanne] sono stati gli ultimi a essere trattati, all’inizio della loro carriera, nello stesso modo in cui sono stati trattati Gary Cooper o Katharine Hepburn». Ma d’altra parte per Godard la “fin de cinema” era arrivata già nel 1967.

 La periodica riemersione di questo discorso è dovuta al fatto che con “morte del cinema” non si intende dire che improvvisamente i film smetteranno di essere girati, ciò di cui si parla è la progressiva marginalizzazione dell’arte centrale del Novecento, un fenomeno che avviene un po’ alla volta: la tv, il videoregistratore, l’home theatre, le serie tv di prestigio, i video sui social network, le battute di Boris che sostituiscono quelle dei film di Verdone, gli studenti delle superiori che vedono per la prima volta il grande schermo grazie ai programmi scolastici, come io sono entrato per la prima volta a teatro con la scuola.

L’ultima accelerazione è dovuta alla concomitanza tra la pandemia, che ha acuito la crisi delle sale, e il definitivo affermarsi delle piattaforme di streaming, che non solo sottraggono spettatori ma creano un ambiente in cui è sempre meno percepibile la distinzione tra film e audiovisivi in generale.

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