Qualche giorno fa, mentre eravamo in fila alla cassa del supermercato del quartiere, un uomo di età avanzata, ma dall’aspetto giovanile ed entusiasta, sosteneva che, avendo conosciuto per esperienza la guerra, riusciva a capire meglio di tutti noi il dramma degli ucraini. Tuttavia, il ricordo che aveva scelto di condividere, mentre, spiegata la busta che teneva in tasca, la riempiva e pagava il conto, non riguardava la paura, la pena, lo strazio di quegli anni oscuri, ma un episodio quasi di festa, quando cioè, nei giorni precedenti la liberazione, la contessa (Leopardi) aveva chiesto ai vicini di svuotare il granaio perché non restasse nulla ai tedeschi: così, lui, bambino di undici anni che abitava nei pressi del palazzo, aveva caricato e portato a casa, sacco a sacco, ben quattro quintali e mezzo di frumento – ossia un’infinità di pasta e di pane fatti in casa. 

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