Nato nel 1915 a Bolbec, in Normandia, Jacques Prevel arriva a Parigi durante l’occupazione nazista e si stabilisce nel Quartiere Latino. Minato dalla tubercolosi, vive nella miseria e nell’isolamento più neri, privandosi di tutto pur di scrivere. Non riesce tuttavia a trovare un editore disposto a scommettere sui suoi versi che sembrano andare «Alla deriva, verso l’assoluto», come recita l’incipit di una delle sue poesie più conosciute. Dopo la guerra frequenta l’ambiente elettrizzante di Saint-Germain-des-Prés e degli esistenzialisti. Si lega sentimentalmente a Jany de Ruy, pur vivendo con Rolande Delguste, sposata nel 1937. Nel giro di una manciata d’anni pubblica a proprie spese tre raccolte poetiche, accolte nella più totale indifferenza: Poèmes mortels (1945), Poèmes pour toute mémoire (1946) e De colère et de haine (1950).
L’incontro decisivo sarà quello con Antonin Artaud, avvenuto il 27 maggio 1946 al Flore. Artaud è stato da poco dimesso dall’ospedale psichiatrico di Rodez, dove ha subìto, da parte del primario, dottor Gaston Ferdière, oltre cinquanta elettroshock che l’hanno prostrato sia fisicamente sia moralmente. Un gruppo di intellettuali si adopera per la sua liberazione e Artaud viene accolto nella struttura psichiatrica di Ivry-sur-Seine, nella banlieue parigina, diretta dal dottor Achille Delmas, dove gli viene assegnato un padiglione e ha completa libertà di movimento. Fino alla sua morte, avvenuta il 4 marzo 1948 in quello stesso padiglione, il poeta marsigliese sarà assistito quasi quotidianamente da Prevel, a cui si lega di profonda amicizia. Quest’ultimo tiene un diario delle loro frequentazioni, pubblicato postumo soltanto nel 1974, a cura di Bernard Noël per Flammarion: En compagnie d’Antonin Artaud
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