C’è un dibattitto appassionante – per chi voglia lasciarsi appassionare – sulla nascita della new weird fiction all’inizio degli anni Novanta. Cos’è, cosa non è, a cosa somiglia, a cosa potrebbe somigliare se non somigliasse già a qualcos’altro. Discussione che avanza qualche sospetto, perché gli esponenti di spicco del genere sono anche i suoi teorici (China Miéville) e antologizzatori (Jeff Vandermeer). Di fatto il new weird è una miscela di fantasy, horror e fantascienza, un ibrido che non si lascia definire troppo agevolmente, se non per la serietà e un’ambizione che trascende il puro intrattenimento. Vanta una costellazione di precursori che possiamo far risalire fino a Poe e a Lovecraft – e se il concetto è quello che il genere o lo fondi o lo sfondi, allora anche Kafka, Borges, e naturalmente Ballard, Burroughs.
Per sfondare ulteriormente, dovrei dire che la mia primissima esperienza con la narrativa new weird
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