Oggi in terza non avevo voglia di fare lezione. Del resto gli studenti mi guardavano con quelle loro espressioni da maggio, sospese fra perché ci fa perdere tempo spiegando roba nuova che noi in maggio dobbiamo rimediare (termine che significa, per chi non domina il lessico specifico dell’ambiente, che la vita ti deve dare sempre un’altra chance e, più nel dettaglio, implica prendere sei in una verifica, possibilmente scritta, se non le dispiace, sull’ultimo capitolo, sei che poi sommato ai tre fa nove diviso due sei aveva detto che non faceva la media matematica) e in maggio. Vuole spiegare roba nuova in maggio. Che è finita la scuola. Dopo che il Covid ci ha rubato la gioventù.
Non fare lezione, comunque, è una cosa che mi riesce abbastanza bene: mi sono seduta sulla cattedra, in postura confidenziale, e ho detto: sentite, ma voi la conoscete ChatGPT?
Cominciare con una domanda idiota è essenziale se vuoi che si smollino, per parlarti devono considerarti una vecchietta innocua, cosa che tu sei, naturalmente, ma che loro hanno bisogno – perché a un adulto è saggio non credere MAI – di veder confermata da una domanda stupidissima, come questa, solo così finisce che ti raccontano di quella volta che il tema glielo ha scritto la mamma e tu hai messo quattro alla mamma, che da quella volta cerca di ucciderti il cane. Solo così ti raccontano di ChatGPT.
Qui dovrei proprio fare una digressione per accennare
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