È tutta una questione di conformismo. Ci sono orari in cui stare svegli e orari in cui dormire. Non si impara a giocare a calcio dopo i dieci anni. Non bisogna dormire con gli uomini sposati (e dopo i trent’anni è imperdonabile). Non sta bene ordinare un cappuccino più tardi di mezzogiorno. Le donne oltre i cinquanta non dovrebbero indossare gonne corte. 

Ciò che per qualcuno è decoro e senso pratico, per te denota la più assoluta mancanza di fantasia: coltivare la convinzione che esista il momento giusto per fare qualcosa significa decidere che qualsiasi altro momento è sbagliato, facendo a pezzi un ventaglio di possibilità e contribuendo a edificare un’idea di ordine pubblico basata sulla vergogna. In quella concezione della vita, le età appaiono come una serie di compartimenti stagni, fasi da cui non è possibile tornare indietro, finendo inevitabilmente per condurre a una visione del mondo fondata sull’idea di errore: stai attraversando un percorso a ostacoli, puoi sbagliare in ogni momento, non devi guardarti indietro e qualsiasi desiderio di fuga equivale a una mancanza. Ti senti soffocare. Cerchi una via d’uscita dalla realtà. Ti innamori del grottesco. Ti imbatti in una specie di Videodrome di Cronenberg al femminile. 

In The Substance di Coralie Fargeat, Demi Moore interpreta Elizabeth Sparkle, una ex diva di Hollywood riciclatasi coach televisiva di aerobica che, il giorno del suo cinquantesimo compleanno, scopre di non essere destinata alle rughe, ai capelli bianchi e alla pelle che cede (soprattutto perché a Demi Moore non succede). La cosmesi, che il postfemminismo vuole “dalla parte delle donne”, le permette di concepire dalla schiena, tramite partenogenesi, una propria versione più giovane, “migliore”, con cui dividere il tempo di vita: l’importante è non disunirsi, come diceva Sorrentino in È stata la mano di Dio, e ricordarsi che si è sempre la stessa persona. 

La fisicità femminile è connessa al concetto di mostruosità, opportunamente declinato a seconda del contesto di riferimento

Non impazzire, sii moderata; ma chiunque impazzirebbe a subire il costante confronto con la propria immagine:

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