Un ragazzino sta tornando verso casa in bicicletta, quando nel bosco incontra un gruppo di coetanei che sembrano conoscerlo. Dopo una breve altercazione, fugge mentre gli altri continuano a inseguirlo lanciandogli insulti. Riesce a seminarli solo alla fine, arrampicandosi sopra una terrazza da cui entra, attraverso una piccionaia, in una stanza segreta, forse un vecchio magazzino, pieno di libri e vecchie carte.
È la sequenza che apre il fumetto República di Claudio Stassi e anche solo leggerla (e scriverla, e raccontarla) fa venire in mente un altro incipit noto, questa volta appartenente al cinema: un ragazzino di nome Bastian che fugge da un gruppo di bulli che lo inseguono, si nasconde in un cassonetto dell’immondizia, per poi finire in un’antica libreria antiquaria. Un inseguimento che si ripeterà pochi giorni dopo, con Bastian che questa volta trova rifugio nella soffitta della scuola, in cui comincia a leggere un libro rubato dall’antiquario: La storia infinita. Stassi con questo inizio rende omaggio a quello che è il fratello maggiore del fumetto – più della pittura o della letteratura –, quel cinema con cui il fumetto condivide la sequenzialità del racconto e il ruolo centrale del montaggio nella costruzione della narrazione.
Ma República è anche (e soprattutto direi) molto altro. Il titolo fa riferimento alla Repubblica spagnola, la “seconda repubblica” che venne proclamata il 14 aprile 1931 alla Puerta del Sol, a Madrid e che durò ufficialmente fino al primo aprile del 1939, quando i franchisti uscirono vincitori dalla guerra civile iniziata tre anni prima. Nel fumetto infatti Manolo, il ragazzino protagonista, trova nella stanza segreta una pellicola del 1931, che si rivela essere la registrazione ufficiale della proclamazione della Repubblica. Rispetto a La storia infinita, qui non c’è nulla di fantastico: ci troviamo in un piccolo villaggio dell’Andalusia, nella Spagna profonda, nel 1943. Mentre tutta l’Europa è messa a fuoco e fiamme per via della Seconda guerra mondiale (siamo in estate, in Italia si susseguono le manifestazioni contro la guerra e presto arriverà anche da noi la guerra civile), la Spagna è rimasta neutrale, ma soffoca sotto la dittatura franchista. Eppure quella “pizza” che Manolo proietta in un’aula buia con l’aiuto di un suo professore, rappresenta quello che è il regno di Fantàsia per Bastian: un mondo alternativo – stavolta appartenente al passato – che racchiude anche una speranza rispetto al presente che Manolo vive. Il ragazzo infatti fa parte dei vinti: famiglia repubblicana, l’antifranchismo sconfitto è uno stigma che porta ogni giorno sul corpo, a scuola, per le strade del paese, ovviamente in chiesa. In un’estate andalusa che sembra davvero lasciarlo senz’aria, quelle immagini strappate alla storia che magicamente prendono vita sul muro umido di un’aula scolastica rappresentano un raro momento di quiete, ma anche una metafora della crescita: entrare nell’età adulta vivendo una giovinezza degna, non quella violenta e angusta che Manolo vede scorrere ogni giorno sotto i suoi occhi.

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