Qualcosa di finalmente imbarazzante sta accadendo alla narrazione italiana, non solo letteraria. Cosa troviamo ai vertici dei consumi culturali dell’ultimo mese? In testa alle classifiche di vendita dei libri il romanzo di Niccolò Ammaniti. Titolo molto azzardato: La vita intima. Urca. Apri il delicato scrigno che ha in copertina un appropriato ritrattino femminile e parte un fantastico treno narrativo che è impossibile mollare fino a pagina 200 e rotte. Asciugata ma comunque cattivella nei confronti della volgarità del mondo, la prosa del nostro è sempre quella: arguta e compassionevole insieme, buffa e ragazzina in modo anche stupefacente. Ma il cinema, no anzi, le serie televisive ben scritte e anche dirette da Ammaniti in questi anni l’hanno resa ancor più veloce, e subito pronta da girare. Infatti, il film della Vita intima si farà e dell’autore sarà la regia, subito, da ottobre, dicono. Arrivati a due terzi del percorso ci si arresta un attimo. Per scoprire che ciò che doveva essere l’esplorazione di un soggetto altro da sé – dopo il bambino, la bambina, il preadolescente del passato lontano e recente dello scrittore (oggi nella sua piena mezz’età) – addirittura si identifica in quella di una donna fatta e finita. «La donna più bella del mondo», ammazza… Pensa che sforzone, che Flaubert con la Bovary era una pippa a confronto.

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