Può, un libro, funzionare come uno strumento? «Un libro deve essere un’ascia per rompere il mare di ghiaccio che è dentro di noi» recita la nota frase di Kafka. Un libro può anche però frantumare il ghiaccio per aprire nuove strade, spostando lo sguardo dall’interno verso l’esterno, partendo dall’esperienza privata per renderla veicolo di comprensione, analisi e categorizzazione della realtà. È quello che fa Didier Eribon in Vita, vecchiaia e morte di una donna del popolo, pubblicato in Italia da L’orma editore, per la traduzione di Annalisa Romani.
Quindi sarei andato a Fismes solo due volte. Nel periodo in cui pensavo che quel comune dalle poche migliaia di abitanti situato a nord di Reims sarebbe diventato, nel corso dei mesi a venire, una delle cornici della mia esistenza.
Si apre così Vita, vecchiaia e morte di una donna del popolo. Fismes è la cittadina dove si trova la casa di riposo che ospita la madre di Eribon nel suo ultimo mese di vita. Da questo confronto/ incontro con l’agonia e la morte di un genitore, topos letterario ormai consolidato, parte l’indagine dello scrittore-filosofo su quegli “spazi chiusi” che sono le case di riposo, e su tutte le condizioni di marginalità presenti nella società contemporanea, e di cui la madre è stata in casi diversi espressione.
Il destino della madre è violentemente ineluttabile: «La sua malattia si chiamava vecchiaia, la casa di riposo sarebbe stata la sua prigione, e lei avrebbe dovuto rinunciare ad essere sana e interamente libera nei suoi movimenti e nelle sue scelte, perché non lo era più e non lo sarebbe più stata». Poco più avanti continua: «L’età e la debolezza fisica costituiscono dei quadri, delle catene, delle prigioni che annientano quel po’ di forza che potrebbe sussistere per sottrarsi al destino, per sfuggirgli, seppur di poco: il volere c’è, il potere no. E alla fine, a forza di non potere più, non si vuole più».
La ricchezza, si sa, ha il potere di facilitare anche la strada verso la morte. La povertà, invece, rende marginale anche la malattia, e ancor più silenziosa la morte
La condizione della madre non coincide solo col declino inevitabile dell’età, è anche l’espressione finale ed emblematica di quella che è stata, da sempre, la condizione economica della famiglia. La ricchezza, si sa, ha il potere di facilitare
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