Milo Rau e Gisèle Vienne sono i due artisti più discussi e celebrati negli ultimi mesi dai festival italiani. Entrambi hanno meno di cinquant’anni e rimangono punti di riferimento della scena internazionale. Il primo, svizzero, da una decina di anni è ospite regolare dei teatri italiani che hanno programmato praticamente la sua intera e ricca produzione. La seconda è stata scoperta più di recente, ma attorno a lei l’attenzione è cresciuta rapidamente, a partire dalla sua partecipazione alla Biennale di Venezia del 2018 con Crowd, a detta di tutti il suo spettacolo più riuscito. I loro stili sembrano per molti versi opposti. Rau è esibizione di razionalità e spirito di osservazione. Vienne è illustrazione di interiorità e di sprofondamento psichico. Dietro Rau c’è sempre un limpido materialismo con riferimenti marxisti non celati ed esplicite prese di posizione politiche. Dietro Vienne ci sono la psicanalisi e un teatro di figura che flirta con i fantasmi.  Le due facce di una stessa medaglia? 

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