Non si può dire che sia stato dimenticato, Luca Rastello (1961-2015), ma nemmeno che sia davvero conosciuto, e tantomeno che la sua opera, unica nel panorama italiano, abbia trovato la giusta collocazione. Negli ultimi anni è uscito un volume postumo di articoli curato dall’amico Giorgio Morbello (Uno sguardo tagliente, Chiarelettere 2021), gli sono stati dedicati un numero della rivista «Contemporanea» a cura di Andrea Brondino, Luca Chiurchiù e Lorenzo Marchese, un’appassionata monografia di Elia Faso (La vivisezione, Mimesis 2024), un documentario (Un passo più in là) e qualche mese fa è stato ristampato il romanzo Piove all’insù. Eppure il suo nome risulta ancora confinato a una minoranza di lettori, e meriterebbe di più.
Rastello si forma giovanissimo negli anni dell’ultima militanza collettiva, nel movimento del ’77. Letterato curioso delle scienze, appassionato di letterature centroeuropee, collabora con l’«Indice dei libri del mese», va a dirigere il mensile dell’organizzazione Libera, «Narcomafie», e torna all’ «Indice» come direttore per approdare infine alla redazione torinese di «Repubblica». La sua attività di scrittore e quella di giornalista sono state viste per lo più separatamente: i critici letterari lo ricordano soprattutto per due romanzi molto importanti, Piove all’insù e I buoni, apprezzati alla loro uscita anche per i temi (il ’77 e l’ipocrisia del terzo settore), ma separare le sue due carriere ne dà un ritratto parziale. Rastello non era uno dei tanti giornalisti che scrivono narrativa, ma uno scrittore troppo curioso per non mettersi a fare inchiesta. Il suo lavoro è così prezioso perché si è svolto in una specie di vuoto della politica e dell’informazione, dei soggetti politici, sociali e anche culturali.
È stato scritto che il tema di Rastello è spesso il fallimento: un fallimento constatato, non gustato con compiacimento, e che trova parziale riscatto nell’onestà della diagnosi
Per questo il suo capolavoro, anche in termini di stile, mi sembra resti La guerra in casa (Einaudi 1998). È il suo primo libro, pubblicato a trentasette anni, ed è uno dei risultati Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo. Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.Questo contenuto è visibile ai soli iscritti