Nel racconto Un negro voleva Iole di Marcello Barlocco (pubblicato nel 1950, quando non era offensivo scrivere la parola con la g, in Racconti del babbuino, e nel 2020 nella raccolta Un negro voleva Iole edita da Giometti & Antonello), il protagonista, mozzo di una nave mercantile, si arrampica sui cavi e dall’alto manifesta a gran voce il suo desiderio per la figlia del capitano che, con i suoi capelli rossi, da tempo turba l’equipaggio: «Vollio Iole!». Viene spontaneo pensare a Ciccio Ingrassia che, in Amarcord (1973), si arrampica su un albero e grida: «Voglio una donna!». Il riferimento non è così peregrino, anche perché da Barlocco (1910-1969) a Fellini si arriva in fretta: Bernardino Zapponi era un grande estimatore dello scrittore genovese, nel 1963 lo ospitò per due volte sulla sua rivista «Il Delatore» (sul n. 1 dedicato alla Follia, ovviamente, e sul n. 3) e cercò di rilanciarlo ristampando nel 1964, per le Edizioni La Cartaccia, il suo unico romanzo, Veronica, i gaspi e Monsignore (che era uscito nel 1952 e oggi è reperibile nell’edizione Giometti & Antonello del 2021). Di lì a poco Zapponi avrebbe cominciato a fare lo sceneggiatore per Fellini; e oltre a portargli Mario Bava (è noto ciò che l’iconografia di Toby Dammit deve a Operazione paura), è verosimile gli abbia parlato di questo scrittore che era già leggenda. Anche sulla «Domenica del Corriere» (12 dicembre 1965) si parla di Barlocco, scrittore-farmacista coinvolto in un traffico di droga, finito in un manicomio criminale da cui era uscito denunciando messe nere ed esperimenti nazisti.

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