Nel 1998 David Foster Wallace scrive un reportage sugli Avn Awards, il festival nato nel 1982 per celebrare l’industria statunitense del porno con sede nella San Fernando Valley di Los Angeles, sufficientemente dislocato da Hollywood da potere essere definito il figlio grosso e rosso del cinema tradizionale. Il saggio si apre con una ridefinizione del termine “volgare”, volta a sottolinearne le molte definizioni e a ribadire che solo un paio di esse hanno a che fare con l’oscenità e il cattivo gusto. Volgare, infatti, può significare anche solo “popolare su una scala di massa”: è il contrario semantico di pretenzioso o snob, ha a che fare con indici d’ascolto e incassi e, come scrive Wallace, significa affari, affari d’oro. La pornografia non è solo volgare, ma è prevedibilmente volgare.
Secondo la descrizione di Wallace, il festival è popolato principalmente da uomini bianchi e presumibilmente eterosessuali, lo stand più affollato è quello della MaxWorld, dove una delle ragazze che fanno riferimento al regista e performer Max Hardcore si masturba con l’estremità di un frustino ed enormi cartelloni pubblicitari recitano: “Belle ragazze sodomizzate nei modi più osceni! Ragazze irrorate di sperma, troppo stupide per fare altro!”. La maggior parte delle performer che gravitano intorno alla MaxWorld è ascrivibile alla categoria delle cosiddette B-girls, attrici di seconda o terza categoria, pagate meno delle colleghe più conosciute e tendenzialmente prestate a situazioni più perverse, degradanti e dolorose.
Max Hardcore, che, secondo Wallace, è uno “psicopatico totale”, esibisce una corrispondenza spiazzante tra la sua figura pornografica e la personalità privata. Nel 2007 viene condannato dal governo federale degli Stati Uniti a 46 mesi di carcere per oscenità. Ne sconterà solo due e mezzo, prima di uscire per buona condotta e ricominciare, impassibile, a produrre una pornografia così estrema, squillante e disturbante da metterne in crisi il senso stesso. Il materiale incriminato –
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