Procedere nel buio è ritrovarsi subito in una fiaba. E si sa, l’oscurità lì attorno può diventare in un attimo ancora più fitta. «Cammina cammina», dice una storia pisana raccontata da Italo Calvino, «passava per un bosco da lupi buio e intricato, quando il cielo si riempì d’un mucchio di nubi, il tuono mugolò lontano, i lampi presero a far lume, e si scaraventò giù una gran tempesta. (…) Fioravante scese di sella e si coricò sotto la pancia del cavallo, accese la pipa e lasciò che venisse giù anche il cielo. Quando spiovve, vide, lontano nel bosco, un lumicino» (Fiabe italiane, Mondadori).
Sono le sensazioni che lascia la splendida mostra Luigi Ghirri. Zone di passaggio, curata da Ilaria Campioli all’interno del festival Fotografia Europea 2024, e visitabile fino al 2 marzo 2025 al Palazzo dei Musei di Reggio Emilia.
Del buio, in mostra, c’è il silenzio: i profili delle case che dormono, su strade vegliate da un lampione; la gravitas dei monumenti di notte, i solidi ridisegnati dai fari dell’illuminazione. E c’è l’aperto: il senso dello spazio, tracciato da un’esile fila di lampadine. Un temporale arriva e si srotola. L’eccitazione elettrica, non solo dei fulmini: gli zampilli dei fuochi d’artificio, e tutti col naso all’insù. Possiamo essere in quella o in un’altra fiaba. Certo è che questa passeggiata nelle «discrete semioscurità» non solo di Ghirri – da cui viene l’espressione – ma di molti altri fotografi e artisti contemporanei ci mette in contatto con qualcosa di antico, forse di ancestrale.
Per questo è felicemente spiazzante la scelta della curatrice di affrontare il percorso con una guida che sembra rimandare a tutt’altro. È il manuale di Albert Londe La photographie à la lumière artificielle del 1914, una disamina dei mezzi e delle tecniche d’illuminazione allora disponibili per fotografare nel buio: la fotografia ha sempre bisogno di un po’ di luce per restituire delle immagini.
Londe è ancora un figlio del positivismo. Si tratta dell’autore delle celebri foto di isteriche all’ospedale della Salpêtrière di Parigi.
Questo contenuto è visibile ai soli iscritti
Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo. Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.