Dunque noi lettori informati, solleciti e immersi nel dibattito culturale, adesso dobbiamo dirimere una nuova notizia, un nuovo scandalo, una nuova vicenda emotiva che ci mette molto a disagio.
La terza figlia di Alice Munro, Andrea Robin Skinner, ha scritto per il «Toronto Star» un lungo articolo in cui ha raccontato la sua dolorosa esperienza di abusi, subiti dal compagno della madre, e la dolorosa esperienza della reazione della madre, la scrittrice Alice Munro, la quale fu informata dei fatti diversi anni dopo, e non contemplò l’ipotesi di lasciare il compagno. Successivamente Andrea Robin avrebbe anche sporto denuncia contro di lui, Gerarld Femlin. Femlin alla fine ha anche confessato, e la vicenda si è risolta con una condanna a suo carico.
Si tratta, presumibilmente, di una storia di ordinaria disperazione, di ordinaria disfunzione, della quale in realtà, nonostante le molte notizie contenute in questo lungo memoir personale, non possiamo dire molto. Non sappiamo se Munro avesse arguito qualcosa prima che la figlia ne parlasse con lei, non sappiamo se avesse detto qualcosa al compagno dopo le comunicazioni della figlia, non sappiamo se la vicenda sia caduta in una storia di attriti e conflitti, non sappiamo se ci siano stati tentennamenti, ripensamenti. Non abbiamo un racconto di Munro, sulla vicenda di Munro. Abbiamo solo questa scomoda verità processuale unita a una altrettanto scomoda verità personale, che ci sollecita emotivamente nella nostra esperienza di lettori: una bimba è stata abusata, tutti gli attori del racconto lo confermano, ma sebbene lo confermino, sembra proprio che nessuno degli autori responsabili si sia voluto assumere le sue responsabilità.
La reazione di Alice Munro ricorda purtroppo le reazioni che hanno le madri nelle famiglie dove si verifica un incesto, o quell’atmosfera relazionale che un importante psicoanalista francese, Paul Racamier, ha chiamato “l’incestuale”
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