Come ogni mese, Federico Nicolao ci parla di eventi e mostre d’arte passati, presenti e futuri: Non è detta l’ultima parola.
Se ne è parlato
Nedda Guidi
È a Mestre, nella sala della Polveriera austriaca a Forte Marghera, che si trova probabilmente una delle mostre più interessanti della sessantesima Biennale di Venezia. Vi si possono, infatti, ammirare le ceramiche di Nedda Guidi, la grande complice, nella cooperativa Beato Angelico, di Carla Accardi, Stephanie Oursler e Suzanne Santoro. Presente peraltro anche alla mostra dei Giardini, l’opera impareggiabile di questa scultrice attrae ancora per la sua capacità di dare materia e colore all’impalpabile e all’invisibile.
Jonas Mekas Requiem
Spesso Jonas Mekas fluttuava come un fantasma nelle vie di Venezia durante le biennali; la sua presenza, in certo qual modo quasi benjaminiana, oltrepassando steccati e recinti, nelle strade notturne, nei caffè, nei giardini o sui vaporetti che solcavano la laguna, era per il popolo dell’arte la prova che nella società dello spettacolo c’era chi riusciva a portare con dignità i suoi sogni e, con essi, a risvegliare nell’anima un altro incanto. Incredibilmente, Jonas neanche da morto si è sottratto al compito di fare uscire lo spettatore dal gioco di specchi dello spettacolo. Jonas never died.
È presso la Società Dante Alighieri, poco dietro i Giardini, quasi accanto allo stadio e ai suoi murales, che, in presenza del figlio, Francesco Urbano Ragazzi ha organizzato le proiezioni di Requiem, l’omaggio estremo pensato inizialmente per The Shed a New York in cui Jonas, facendo risuonare nelle note di Verdi una meditazione filosofica sullo statuto del fiore, filma il mondo dall’interno del tempo.
Se ne parla
Koo Jeong-A
Fa ancora meraviglia
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