Come ogni mese, Federico Nicolao ci parla di eventi e mostre d’arte passati, presenti e futuri: Non è detta l’ultima parola.

Se ne è parlato 

Heimo Zobernig

Nessuno ha dimenticato il suo padiglione austriaco alla biennale di Venezia del 2015. Artista determinante degli ultimi quarant’anni, autore di un’opera tutta segnata da una profonda discrezione, Heimo Zobernig ha segnato l’arte contemporanea per la sua capacità di interrogare in maniera sensibile e graffiante l’esistenza. Grazie alla galleria Chantal Crousel di Parigi e alla curatela precisa e di Stéphanie Moisdon, è stato possibile ripercorrere i momenti decisivi del percorso di questo artista che più di ogni altro ha lavorato a una decostruzione del concetto di esposizione, per far emergere l’essenzialità delle opere.

Heimo Zobernig
Galerie Chantal Crousel – Parigi
1° aprile – 25 maggio 2023

Fernand Deligny

Il CRAC Occitanie di Sète ospita una mostra rivoluzionaria – curata da Sandra Alvarez de Toledo, Anaïs Masson e Martín Molina Gola –, capace di restituire agli spettatori un’immagine rinnovata degli studi e dei disegni di uno dei più importanti spiriti più originali del Ventesimo secolo: Fernand Deligny (1913-1996). Rispettare la maniera d’essere al mondo dell’altro era per Deligny, istitutore, educatore, scrittore, cineasta, disegnatore, un’ossessione alla quale sacrificare qualsiasi cosa. Portare all’interno di uno spazio espositivo uno degli intellettuali meno organici e istituzionali che si siano conosciuti sembrava un’impresa impossibile, ma la mostra di Sète ci restituisce Deligny in tutta la sua libertà.

Fernand Deligny: Legends of the Raft
CRAC Occitanie – Sète
11 febbraio – 29 aprile 2023

Se ne parla

Shimabuku 

Curata da Bart van der Heide è la più grande retrospettiva mai dedicata in Italia al meraviglioso artista giapponese del quale si ricordano le mostre allestite in Francia da Chiara Parisi, da Célia Bernasconi e da Claire Le Restif.
Ripercorrendo la sua traiettoria poetica sin dalle opere degli anni Novanta, il Museion di Bolzano rende omaggio alla produzione storica di Shimabuku, ma ci presenta altresì alcune creazioni nate proprio in occasione della mostra: in particolare le installazioni Bed Peace (2023) – una scultura realizzata con la terra di diverse valli dell’Alto Adige – e Me, We (2023) – un’installazione scultorea, frutto di una collaborazione con la Fondazione Antonio Dalle Nogare di Bolzano e l’Ex-Montecatini (ex-Solland Silicon) di Merano, creata utilizzando i materiali da costruzione ricavati dal Mauracherhof e dall’Ex-Montecatini, due edifici in corso di demolizione e ristrutturazione colti nel loro divenire.

Shimabuku. Me, We
Museion – Bolzano
6 maggio – 3 settembre 2023

Se ne parlerà

Rachid Taha 

Rachid Taha (1958-2018) è stato un cantante e musicista algerino; uno dei più formidabili creatori che siano apparsi nell’universo della musica pop a cavallo tra Ventesimo e Ventunesimo secolo. Ha avuto il torto d’essere persona gentile e di attraversare come una cometa l’Europa, lasciando memorabili tracce di sé in chiunque ne abbia ascoltato i concerti ma senza curarsi, come tanti altri protagonisti della stagione in cui l’Europa scopriva il raï, del mercato della musica. Amato da Patti Smith, da Robert Plant, da Brian Eno, con i quali firmò memorabili duetti, aveva fondato il gruppo storico Carte de séjour. Uno degli spiriti più liberi della musica contemporanea, il chitarrista francese Rodolphe Burger, gli dedicherà proprio in Alsazia (dove aveva vissuto da bambino) l’edizione 2023 del festival musicale C’est dans la vallée dal 19 al 22 ottobre.
Saranno sicuramente giorni scatenati e da non perdere per quello che da anni è uno dei più bei festival musicali d’Europa.

C’est dans la vallée
19 – 22 ottobre 2023

Donatien Grau 

Non capita tutti i giorni di festeggiare l’uscita di un libro in latino. Eccoci a farlo! Chi poteva pubblicarlo se non Yvon Lambert éditeur? 
Verrà presentato il prossimo 2 giugno. Dedicato alla città di Los Angeles da un vulcanico eccentrico, Donatien Grau, De civitate angelorum muove da una tesi semplice: chi pensa a Los Angeles deve abituarsi a pensarla come punta estrema dell’Occidente, un tratto di terra prima dell’Asia – così la vedeva per altro John Paul Getty che costruendo la Villa Getty si lasciò ispirare da un’altra costa insolita, quella campana, e volle che si ripensasse in modo nuovo alla Villa dei Papiri. Grau tesse un filo sottile tra la fine dell’impero romano e il postmodernismo e, rendendo omaggio al latino del Quinto secolo, si abbandona a una meditazione sul ruolo di Los Angeles e il suo sorgere come culla della post-storia.

Donatien Grau 
De civitate angelorumY