Al centro di che cosa?

Lo chiamano eliocentrico il sistema
(che poi, sistema: al massimo è uno schema),
ma il sole non è il centro di un bel niente:
sette, otto pianeti, neanche tondi,
malcerti sull’eclittica, più un numero
imprecisato d’altri vagabondi:
palle di neve sporca, un grigio grumo
di ghiaccio, scorie, gas rappresi, sassi
persi in uno sprofondo di galassia.

Transito di Mercurio


Ecco, mi sento come lui: minuscolo,
inghiottito da un lampo. Nel suo transito
sul sole c’è il tremore del pulviscolo
di cenere sul fuoco della fiaccola:
il guizzo di chi è certo di non farcela.

Gli occhi su Venere

Parto all’alba. Mi affanno, corro, inciampo,
di fretta, come sempre. In cielo, un lampo
che tremola, la stella del mattino.
Si vede appena, è un granulo giallino
che muore nell’azzurro. Ecco da Venere
cos’è la terra, e tutte le sue pene,
vita morte miracoli quaggiù:
il mondo che ci opprime, un punto blu
perso in un cielo d’ocra, o in quello bruno
di notte. E chi lo guarda? Mai nessuno.

La luna, il cielo sgombro

Uno dei pochi posti della zona
da cui la terra non si può osservare
è l’altra faccia della luna, dove
questo pianeta, pur così vicino, 
resta tagliato fuori dall’arcata
del cielo, sempre. Una landa beata.

Mater incerta

S’ostinano a chiamarla madre terra,
anche se i nostri corpi l’alimentano.
I suoi figli semmai saranno l’erba,
gli alberi e i fiori, oppure sabbia e sassi,
non certo i parassiti che lei tenta 
di scrollarsi con eruzioni e squassi: 
tenaci, resistenti ad ogni cura,
ad ogni terapia della natura.

Nel cielo di Marte

Da Marte poi – ce l’hai presente Marte? – 
questa terra è la punta di uno spillo
nel cielo rosa, sempre dalla parte
del sole, che l’insegue e se la inghiotte.
Le tempeste di sabbia la nascondono
nel deserto tranquillo che la notte
riporta ad un silenzio senza fondo.

Giove non è per noi

Su Giove non passeggeremo mai.
No, non è la distanza, il lungo andare
a tagliare le gambe a noi pigmei.
Se anche ci si potesse camminare,
Giove non è per noi: troppo ingombrante,
la gravità che attira su di lui
darebbe scampo solo ad un gigante
così forte da reggere al suo interno.
Non è per noi, né lo sarà, in eterno.

La cerchia di Saturno

A Saturno non gliene importa nulla.
Non è che non ci guarda: non ci vede
proprio. Dentro una chiostra di detriti
ordinatissima, pulviscolare,
si libra catafratto in una bolla
algida. Lì non si può nemmeno credere
che altro esista negli spazi infiniti,
oltre l’ombra del circolo anulare.

Urano, Nettuno

Urano, e poi Nettuno: sentinelle
sul limite della fascia di Kuiper.
Un sole microscopico, di cui per
poco il lume non cede alle altre stelle.
Gelo, moto retrogrado, vicissi-
tudini rade delle particelle.
Terra e compagni sono già invisibili:
si indovinano solo nelle eclissi;
altri restano appena percepibili:
segnali incerti, un’onda debolissima.