«Primo maggio / su coraggio» recitava Umberto Tozzi in uno dei suoi brani più celebri, Ti Amo, in cui la parità dei sessi sembrava molto lontana (la frase «fammi abbracciare una donna che stira cantando» parlava da sola), salvo poi farsi perdonare con il testo di Stella stai, che recitava: «Ti vorrei meno donna e un po’ più gay». Ecco, lo scorso 1° maggio con le parole di Ambra, conduttrice resident su quel palco, è avvenuto un cortocircuito simile: Ambra protestava per una vera parità dei sessi ma nello stesso tempo sminuiva l’uso delle vocali per individuare il femminile nelle figure professionali. L’intervento della soubrette ha scatenato una serie di polemiche prevedibili. Ma se vogliamo parlare di “a al posto di o” si potrebbe aprire un’interessante parentesi su un ambito musicale molto poco battuto: quello degli uomini che scrivono inni femministi, che, nella maggior parte dei casi, sono avallati dalle interpreti femminili, le quali permettono di buon grado che si facciano “le loro veci”.

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