Come ormai ogni mese, Maria Teresa Carbone ci propone la sua personalissima rassegna stampa internazionale: Se per caso vi è sfuggito.
Decine di pazienti, la maggior parte dei quali uomini di età compresa tra i venti e i quarantacinque anni, alti tra il metro e mezzo e il metro e settanta, scrivono ogni giorno disperati al dottor Javier Downey. Vogliono essere più alti. Downey è uno specialista in chirurgia ortopedica e traumatologia e ha creato l’Istituto Downey a Siviglia. Lì, l’intervento più frequente è l’aumento della statura. SCOPRI COME PUOI CRESCERE DI 16 CENTIMETRI si legge sul sito web. L’intervento prevede innanzitutto la rottura delle ossa delle gambe. «Un perno elettromagnetico di allungamento viene inserito nel femore. Le ossa sono tubi cavi, quindi bisogna passare attraverso l’osso. L’osso viene poi tagliato e il chiodo viene inserito e fissato vicino al ginocchio e all’anca con due viti. Una volta fissato il chiodo, dopo una settimana inizia il processo di allungamento con una macchina che emette onde elettromagnetiche che fanno sì che la vite si sviti e aumenti di lunghezza» spiega il medico.
Se si considerano le popolazioni storiche (cioè, precedenti alla Seconda guerra mondiale), le persone più alte, uomini e donne, tendevano a morire prima. Questo tasso di mortalità più elevato era probabilmente dovuto al fatto che le persone più alte hanno bisogno di più calorie rispetto a quelle più basse. Nei periodi di carenza alimentare, più frequenti in passato, le persone più basse erano meno a rischio di malnutrizione. Attualmente l’Organizzazione mondiale della sanità raccoglie dati sull’arresto della crescita infantile, ovvero se un bambino è rimasto indietro rispetto a quella che è considerata una curva di crescita sana. In Olanda i bambini sono oggi più bassi dei loro genitori, ma non è chiaro cosa abbia causato il rimpicciolimento dei giganti del mondo moderno. Ciò solleva una serie di domande serie: la qualità della dieta è diminuita? L’obesità infantile blocca la crescita?
Il cambiamento cruciale destinato a stravolgere le nostre vite si chiama “test genetico preimpianto per i disordini poligenici” (PGT-P), da qui in poi screening poligenico. L’analisi di un feto o di un embrione per alcune patologie fa già parte della routine nella moderna esperienza di gravidanza, ma finora questi test prenatali erano disponibili solo per determinate patologie. L’aspetto rivoluzionario dello screening poligenico è che permette ai genitori di prendere una serie di embrioni concepiti attraverso la FIV (fecondazione in vitro), di avere una relazione per ciascuno di essi, basata sui fattori di rischio genetico, e di usare questi rapporti per decidere quale embrione impiantare. Tali relazioni forniscono un quadro molto completo dell’adulto che quell’embrione potrebbe diventare, compresa la sua vulnerabilità a un numero enorme di malattie – cardiopatie, diabete, cancro – e le sue probabili caratteristiche fisiche e psicologiche: altezza, colore dei capelli, capacità atletiche…
Gli ingegneri dell’università di Manchester hanno svelato i segreti della progettazione di un robot in grado di saltare 200 metri, più in alto di qualsiasi altro robot saltatore progettato finora. Utilizzando una combinazione di matematica, simulazioni al computer ed esperimenti di laboratorio, i ricercatori hanno scoperto come progettare un robot con dimensioni, forma e disposizione delle parti ottimali, che gli consentano di saltare abbastanza in alto da superare ostacoli di dimensioni molte volte superiori alle sue. L’attuale robot con il salto più alto può raggiungere i 33 metri, che equivalgono a 110 volte le sue dimensioni. Ora i ricercatori hanno scoperto come progettare un robot in grado di saltare oltre 120 metri in aria (o 200 metri sulla luna, ovvero più del doppio dell’altezza della torre del Big Ben).
Chi cerca un’esperienza fisica di morbidezza al tatto, si rivolge a Paro, il più noto dei robot sociali giapponesi. Utilizzato nelle istituzioni di oltre trenta paesi (in alcuni dei quali è definito come dispositivo medico), Paro – Nuka in Spagna – è fatto a mano e simula la forma, le dimensioni, il colore e la consistenza di un cucciolo di foca. Quando viene tenuto in braccio, si muove delicatamente, geme in modo realistico e si guarda intorno con i suoi occhioni che spesso generano sensazioni di sollievo o tenerezza nelle persone anziane, comprese quelle affette da demenza, Alzheimer o altri disturbi o deterioramenti cognitivi. Il suo creatore, l’ingegnere Takanori Shibata, spiega in videochiamata dagli Stati Uniti che utilizzando l’immagine di un animale artico ha voluto ridurre le aspettative dell’utente quando interagisce con un animale domestico su cui può avere idee preconcette, come un cane o un gatto.
Negli ultimi anni le infezioni sessualmente trasmissibili sono aumentate costantemente negli Stati Uniti. Ma un gruppo è stato colpito in modo sproporzionato: gli adulti più anziani. I dati dei centri per il controllo e la prevenzione delle malattie mostrano che tra le persone di sessantacinque anni e più le diagnosi di clamidia sono più che triplicate tra il 2010 e il 2023. I casi di gonorrea si sono moltiplicati per sei. E i casi di sifilide sono quasi decuplicati.
Nessuno di noi era sicuro di cosa fosse o meno il sesso. Era uno svago o un impegno? Come si faceva a evitare che il cuore si lasciasse confondere dal corpo? E cosa aveva a che fare con l’amore, di qualunque cosa si trattasse? Andavi a letto con persone conosciute a una cena, con ospiti di amici comuni. Non ti aspettavi che il sesso fosse più di quello che era. Poteva essere trascendentale. O anche no. Facevi finta di non avere aspettative, anche quando le avevi. A volte facevi sesso con qualcuno perché ti sembrava meno complicato che dire di no, anche se sapevi che l’altra persona non avrebbe fatto problemi se avessi rifiutato. I malintesi erano frequenti.
Sono cresciuto nell’epoca della crisi degli uomini. Già oggetto frequente delle cronache nazionali quando ero adolescente all’inizio degli anni Novanta (ampiamente catalogato da Susan Faludi nel suo libro Stiffed del 1999), all’inizio degli anni Duemila, quando ero all’università, il fardello della virilità contemporanea era diventato il tema dominante della televisione e del cinema. C’erano gli uomini in ritardo, quelli che erano arrivati “troppo tardi”, come disse memorabilmente Tony Soprano al suo psichiatra, e che quindi, invece di costruire il paese con i loro bicipiti, erano bloccati in terapia e in una periferia che si stava rapidamente femminilizzando, osservando impotenti mentre i vecchi codici venivano violati e poi dimenticati completamente.
Su scala internazionale le donne svolgono il 65% del lavoro mondiale, per meno del 10% della retribuzione. «Sono quindi di fatto il proletariato, in una posizione incredibilmente favorevole per realizzare i cambiamenti sociali necessari per la rivoluzione ecologica. Dobbiamo quindi riconoscere l’importanza storica di questa “forza lavoro alterata”, di questa “classe anonima di lavoratori manuali” che “catalizza i processi naturali e quindi permette alla vita sulla Terra di prosperare”».
Piuttosto che crogiolarsi nel radicalismo retorico, è ora che la sinistra torni a descrivere il sistema economico alternativo a cui aspira, riconoscendo che le cose avverranno per gradi.