Come ogni martedì fino al 5 giugno, Gianluigi Rossini commenta per Snaporaz i singoli episodi dell’ultima stagione di Succession, la migliore serie TV degli ultimi dieci anni. 

Dopo l’emotivamente devastante Connor’s WeddingHoneymoon States affronta la veglia funebre di Logan rientrando nel territorio della satira, con un episodio in bottiglia tutto confinato nel palazzo newyorkese dove avevamo incontrato il patriarca per la prima volta (ricordate? Un uomo anziano si sveglia di notte nella sua nuova casa, talmente disorientato che piscia in corridoio). Marcia è tornata da padrona, ma forse non con l’intenzione di restare, visto che vende senza esitazioni la proprietà a Connor, a sua volta mosso da ragioni ben poco sentimentali. Battute affilatissime si susseguono a ritmo serrato senza neanche bisogno di scomodare la premiata coppia Tom&Greg: la scena con i tre fratelli che interpretano il codice dei coccodrilli di Logan è forse uno dei momenti più amaramente esilaranti dell’intera serie. 

L’episodio è organizzato intorno al posizionamento di ciascun personaggio nella geografia del dopo Logan, quello che Shiv chiama “coronation demolition derby”: il board deve nominare un nuovo Ceo, urgentemente, perché i mercati riaprono lunedì e Matsson pressa. È una posizione ad interim, necessaria a concludere la vendita a GoJo, ma non per questo la lotta è meno aspra. Si contrappongono due partiti: la vecchia guardia di Gerri, Karl e Frank contro i giovani Roy; intorno a essi ronzano Tom e Greg, che stavolta vanno in direzioni opposte. Ma è ancora Logan a guidare il gioco, perfino dopo la morte: c’è un misterioso foglio di carta, trovato nella sua cassaforte, in cui tra le altre cose Kendall viene nominato come successore, anche se sotto il suo nome c’è un segno che potrebbe essere sia una sottolineatura sia una cancellatura. Il foglio (“the piece of paper” si ripete ossessivamente nell’episodio) è la quintessenza del capitalismo finanziario: in sé non ha valore e non è chiaro cosa significhi, ma poiché proviene da Logan tutti lo prendono in considerazione e a quel punto il suo significato è strumentale, sarà stabilito da chi vince la partita.

È intorno a questo foglio che si esplica l’arco narrativo più significativo: a Kendall vengono dedicate le inquadrature di apertura e di chiusura, un percorso che va dalla disperazione del primo fotogramma al sorriso crudele dell’ultimo. Se già in Connor’s Wedding Kendall si era distinto per una reazione più razionale rispetto a Roman e Shiv, qui fa un passo ulteriore: li costringe a comportarsi da “serious people” e crea un accordo che lo fa diventare co-Ceo insieme a Roman. La velocità del racconto e la prosaicità del tono forse fanno passare sottotraccia due eventi che in realtà sono enormi: non solo per la prima volta Kendall porta a compimento un’azione così importante, ma si è finalmente svolta la successione che aspettavamo fin dal primo episodio. 

A livello simbolico, però, sembra che la trasformazione definitiva avvenga poco dopo: Kendall si è chiuso in bagno, come già accaduto in altri momenti decisivi (nel pilot e nel primo episodio della terza stagione), stavolta per compulsare di nuovo il suo nome sul foglio. Quando ne esce, punta dritto su Hugo e lo costringe con il ricatto a fare il lavoro sporco al posto suo, tradendo così immediatamente Roman e Shiv. È una mossa spregiudicata e priva di scrupoli, degna del killer che suo padre gli chiedeva di essere. Kendall è stato in grado di spingersi così avanti solo dopo l’investitura ricevuta dall’ambiguo foglio di carta, che evidentemente ha deciso di interpretare in senso positivo. 

L’altro arco prominente è quello di Shiv, che scopriamo essere incinta da poco meno di venti settimane, cioè all’incirca dalla fine della stagione tre, quando lei e Tom avevano discusso a lungo dell’argomento e fatto sesso senza protezione. Un’altra serie avrebbe costruito il percorso del personaggio intorno a questa rivelazione, ma non Succession: Shiv è molto più interessata alla nomina del nuovo Ceo che alla sua gravidanza, in linea d’altra parte con il suo retroterra familiare, e quindi nel resto dell’episodio non se ne fa più menzione. Saperlo, però, rende ancora più potente la caduta finale, il cui significato simbolico è fin troppo evidente.

Considerazioni sparse

Ancora su Shiv: l’occhio di falco dei fan ha notato una t-shirt dell’università del Minnesota, che sicuramente è di Tom, il ragazzo di Saint Paul. Ennesimo segno di quanto senta la sua mancanza, nonostante cerchi di mostrarsi fredda. 

Forse è una mia fissazione, ma mi pare si stia dando molta importanza all’esistenza fuori campo del candidato repubblicano alla presidenza Jeryd Mencken, costantemente evocato ma sempre assente. Stavolta si annuncia il suo arrivo ma non lo vediamo. Nel frattempo scopriamo che Logan lo aveva soprannominato “spooky embryo” (l’embrione inquietante, qualsiasi cosa significhi). Viene in mente il presidente uscente, che Logan chiamava “the raisin” e non è mai apparso.

Ci sono vari paralleli tra questo episodio e What It Takes (sesto episodio della terza stagione): ritroviamo il finanziatore repubblicano Ron Petkus (interpretato da Stephen Root, proprio mentre è in onda negli Usa l’ultima di Barry); Shiv e Roman riprendono subito i ruoli di oppositrice e sostenitore di Mencken.

Tutti millantano vicinanza con Logan, ma in fondo nessuno lo conosceva davvero: quando Kendall e Roman entrano con Karolina e Hugo in quel piccolo ufficio, un sancta sanctorum che evidentemente hanno frequentato poco, si stupiscono di un sudoku sulla scrivania.