Come ogni martedì fino al 5 giugno, Gianluigi Rossini commenta per Snaporaz i singoli episodi dell’ultima stagione di Succession, la migliore serie TV degli ultimi dieci anni. 

Confesso che ci avevo creduto, per quanto improbabile fosse, alla rinnovata unione tra Shiv e Tom, forse anche perché sembrava una testimonianza delle possibilità trasformative date dal racconto seriale: la storia d’amore tra uno scorpione e un serpente, da tutti sempre giudicata orribile, che diventava una delle poche relazioni sane di tutta quanta la serie. A posteriori sembra ovvio che non potesse essere così, e Tailgate Party lo fa capire sin dalla prima scena. 

È la vigilia delle elezioni, i sondaggi danno il candidato democratico Daniel Jimenez in vantaggio di quattro punti, Tom regala a Shiv uno scorpione in plexiglass e il party pre-elettorale che avrebbe dovuto sancire il loro ritorno come power couple diventa, invece, la pentola in cui ribollono tutte le tensioni. Kendall e Roman impongono la presenza di Nate Sofrelli, il consulente di Gil Eavis con cui Shiv tradiva Tom: l’ultima volta che i due si sono incontrati (in Nobody Is Ever Missing, 1×10) Tom ha cacciato Nate dal suo matrimonio, costringendolo prima a rimettere nella bottiglia il vino che stava bevendo. Adesso deve accoglierlo in casa e lo fa con tipica esagerazione Wambsgansiana, portandogli personalmente un bicchiere e invitandolo a mangiare il suo salmone. La presenza di Nate rende necessaria anche quella di Matsson, che parla tranquillamente dei grandi cambiamenti in vista nell’organico di ATN, ovvero del licenziamento di Tom. Shiv, nel frattempo, deve fare il doppio gioco tra i fratelli e lo svedese, cosa già stressante di suo, che diventa però molto pesante nel momento in cui vengono fuori i problemi di Gojo. 

La scena del litigio sul balcone è forse tra i momenti più potenti di tutta la serie, grazie innanzitutto alle performance di Sarah Snook e di Matthew Macfayden, incredibilmente intense, ma anche grazie a una sofisticata orchestrazione drammaturgica: si arriva a quel punto quando entrambi sono già esasperati, e la location dello scontro rende la situazione ancora più tesa: da un lato c’è il vuoto, e la paura che uno dei due finisca di sotto è molto presente, dall’altro ci sono gli ospiti, e il rischio di un’umiliazione pubblica. Il balcone con vista su Manhattan, simbolo della loro ricchezza, è allo stesso tempo trappola perfetta.  

Kendall, nel frattempo, continua la sua strada verso la cima, con spietatezza e ambizioni sempre maggiori: non vuole solo far fallire l’accordo, adesso vuole acquistare Gojo e rimanere da solo al comando, escludendo anche Roman. Il fallimento con Nate, però, è forse un presagio del fatto che le cose non andranno nel verso giusto. Sui social sono circolate parecchie teorie secondo le quali, in realtà, i problemi di Gojo in India non sarebbero veri e il tutto rientrerebbe in un elaborato piano di Matsson. È vero che Ebba si è lasciata sfuggire informazioni così rilevanti in maniera un po’ facile, e quando Roman sbraita contro Connor li si vede, sullo sfondo, scambiarsi sorrisi e carezze. Tuttavia penso che sia sbagliato ragionare in questi termini, e la spiegazione del motivo l’ha data in maniera molto efficace Alan Sepinwall: il punto è che Succession non è quel tipo di serie. 

Molte serie tv, da Westworld a Billions Mr. Robot, utilizzano l’espediente dell’effetto speciale narrativo (per dirla con Jason Mittell) e vanno in parte fruite come indovinelli, misteri da risolvere. Il successo di questa modalità narrativa ha fatto sì che si sia diffusa una certa abitudine a cercare indizi nascosti e significati secondi. Ma Succession non è così: ha sempre presentato la propria realtà in maniera diretta e veritiera. Se un personaggio dice falsità, un insieme di elementi sonori e visivi ce lo fanno capire in maniera chiara. Considerata quindi la coerenza interna della serie, ha molto più senso che Matsson sia davvero una mezza truffa, diverso dal mito che gli è stato costruito intorno, e i guai con gli abbonati in India spiegherebbero anche la fretta che aveva di concludere l’accordo con la Waystar. 

Considerazioni sparse

Facciamo il punto della trama presidenziale: Gil Eavis è entrato nel ticket democratico, come vicepresidente di Jimenez (questo vuol dire, fra l’altro, che se Shiv avesse continuato la carriera in politica forse ora sarebbe messa meglio). I democratici sono avanti nei sondaggi, ma nel paese ci sono episodi di violenza: si parla di un’esplosione in un ufficio elettorale e di attacchi perpetrati da persone di estrema destra, forse seguaci di un tal O’Malley che non mi pare sia mai stato nominato prima. Il prossimo episodio si intitola America Decides e rivedremo Jeryd Mencken, grande amico di Roman.

La scena iniziale tra Kendall e Rava mi è parsa slegata dal resto dell’episodio. Forse era necessaria per seminare eventi che devono ancora arrivare, oppure serviva a includere Kendall nel club dei falliti relazionali, insieme a Shiv/Tom e Roman/Jerry. 

In realtà c’è una relazione da tutti inizialmente giudicata penosa che ora sembra l’unica sana, e sapete di chi sto parlando. È possibile che Connor e Willa passino dall’essere un comic relief all’essere un romantic relief, ma ormai non credo più a nulla e ho cominciato a notare che Willa, dopo il matrimonio, sembra diventata molto brava a manipolare Connor. 

Il funerale di Logan è ancora in preparazione: se il prossimo episodio sarà dedicato alle elezioni, forse il successivo sarà dedicato alla funzione funebre. È curioso però che Connor abbia detto che la funzione deve durare 90 minuti, e abbiamo appena saputo che l’episodio finale durerà appunto 90 minuti. In ogni caso Roman si è candidato per tenere l’elogio funebre, dopo tre episodi di fila in cui ha perso il controllo con qualcuno. Si prevedono guai. 

Greg licenzia una cinquantina di persone via Zoom quasi con le stesse parole usate dal CEO di better.com, e sicuramente non è un caso.