Come ogni martedì fino al 5 giugno, Gianluigi Rossini commenta per Snaporaz i singoli episodi dell’ultima stagione di Succession, la migliore serie TV degli ultimi dieci anni. 

Non ci sono figure positive in Succession, né percorsi di redenzione; uno dei vantaggi della satira è la libertà di affrontare i massimi sistemi senza mai sentirsi costretti a dire le cose importanti con la faccia seria. Destra e sinistra, padroni, servi e mezzadri: i buoni non esistono, esistono solo rapporti di potere e umana ridicolaggine. Ma questo non vuol dire che tutti siano uguali: in Rehearsal, Logan Roy arringa la newsroom di ATN con un discorso che è un’accusa esplicita degli autori a una certa informazione e alla politica da essa sostenuta. Logan vuole una ATN «così piccante, cazzo, così vera», dove vero significa «qualcosa che tutti sanno ma nessuno dice, perché non hanno fegato»: la verità non è complessa e sfaccettata, non va cercata e compresa, è lì in bella evidenza ma solo i veri duri hanno il coraggio di nominarla. È il calcolo cinico della destra populista, che vende risentimento e crea nemici cui «tagliare la gola». Lo abbiamo visto in mille incarnazioni, dalla Fox News di Rupert Murdoch alla «Bestia» di Salvini. È anche l’ipocrisia di un uomo che prende un elicottero al giorno e poi si propone come uno del popolo, accusando gli avversari di essere snob. Non sfugga il parallelo tra il podio fatto di risme di carta da cui parla Logan, e quello realmente usato da Murdoch nel 2007, dopo aver acquistato il «Wall Street Journal».

Una sequenza come questa, naturalmente, funziona così bene perché Succession non è un racconto a chiave con un’interpretazione univoca, ma un dramma superbamente sceneggiato: il discorso di Logan arriva a sorpresa, lungamente introdotto dagli esilaranti scambi tra Greg e Tom e dalle piccole schermaglie tra Tom e Cyd. E poi c’è la magnifica interpretazione di Brian Cox, terrificante e seducente, che fa tuonare quel discorso come una dichiarazione di guerra.

Chiarito che Logan manterrà la ATN e ha intenzione di guidarla di persona, l’episodio mette in scena un nuovo scontro tra lui e i ragazzi, al quale però si affiancano due linee narrative con protagonisti rispettivamente Connor – il suo ricevimento prematrimoniale pieno di incertezze – e Kerry – il suo disastroso provino da annunciatrice per ATN. Entrambi sono personaggi spesso relegati a funzioni comiche ed entrambi qui hanno un bel momento di umanizzazione. Per Kerry credo sia la prima volta, ed è interessante vedere quanto sia cresciuta poco a poco: nelle prime apparizioni della seconda stagione era parte dello sfondo, un’assistente tra le tante, poi un’inquadratura alla volta è diventata un membro del cast principale, qualcosa di simile a quel che fece Mad Men con il personaggio di Megan. Qui scopriamo che quando è nervosa sorride in momenti inopportuni, un problema perfettamente adatto alla sua caratterizzazione. 

Ma il cuore nero di Rehearsal è l’incontro tra Logan e i ragazzi, al quale si arriva come in una catabasi: costretti da Connor a scendere tra le persone normali, spostandosi di locale in locale i quattro si chiudono in una karaoke room dai neon viola, bizzarra versione della caverna più recondita, la tana del mostro. Qui il mostro è l’odio di famiglia accumulato, che si sprigiona incontrollabile quando Logan prova a parlare di questioni sentimentali. È ovviamente lui la causa di tutto ciò, ed è difficile dire quanto in quel momento sia davvero commosso e quanto sia il solito manipolatore, ma nella sua mostruosità Logan dice cose sensate: la vendita della Waystar è l’unica via per una possibile guarigione, impedirla è contro l’interesse di tutti. La condanna finale con cui si congeda dai figli – «Voi non siete persone serie. Vi voglio bene, ma non siete persone serie» – è una bruciante verità da ATN, qualcosa che tutti abbiamo sempre pensato e che soloLogan ha il fegato di dire pubblicamente. Kendall, Shiv e Roman sono davvero soltanto dei ragazzi, troppo bisognosi del riconoscimento paterno sia per pensare lucidamente, sia per restare uniti: ognuno di loro ha nascosto cose agli altri, e l’episodio si chiude con il povero Roman – l’unico che a questa famiglia ancora ci crede – che si lascia tentare dall’ennesima promessa.

Considerazioni sparse:

La trama presidenziale è sempre sullo sfondo, ma viene tenuta attiva. Nella scena finale, quando Logan e Tom sono davanti alla tv, sentiamo che Mark Ravenhead (il commentatore nazista di ATN) intervisterà Jeryd Mencken (il candidato di estrema destra appoggiato da Logan). 

Se Logan nella newsroom di ATN sembra Darth Vader, i ragazzi intenti a ripensare la PGN sono dilettanti spocchiosi: non hanno una sola idea sensata, ma sono convinti di poter fare meglio di chiunque altro. Non li abbiamo mai visti costruire qualcosa: spostano capitali, comprano e vendono aziende altrui. 

Perché Kendall cambia idea dopo la telefonata di Matsson? Non è solo per far saltare la vendita e colpire il padre, altrimenti avrebbe accettato da subito la proposta di Shiv: qualcosa è scattato nella sua testa solo dopo aver parlato con lo svedese. Ho una mia teoria ma evito speculazioni, mi limiterò a segnalare che in un’inquadratura finale vediamo Kendall sorridente e con lo sguardo rivolto in avanti, vicino a una Shiv invece preoccupata e tentata di telefonare a Tom. Lei si stava solo vendicando e ora ha paura, lui ha un piano.