Thomas Thwaites è la capra del design. È un progettista che ama sfide al limite dell’impossibile, avventure creative capaci di aprire sempre nuove domande su cosa significhi progettare al tempo dell’Antropocene. Da The Toaster Project a GoatMan, il designer inglese riesce a generare non solo una visione alternativa del mondo, ma una prospettiva sul futuro che trasformi lo status quo, la rassegnazione in azione. Immaginazione e aderenza alle cose sono in grado di attivare progetti che hanno una connotazione epica. Ed è, appunto, eroico The Toaster Project. Si tratta di un progetto, sviluppato nel corso di un viaggio di nove mesi dal negozio di elettrodomestici del paesino inglese del designer attraverso le miniere del Regno Unito fino al cortile di sua madre, dove Thwaites ha creato una fonderia modificando il forno a microonde dei genitori.

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© Nick Ballon
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© Thomas Thwaites

Lungo il percorso, il designer apprende una serie di informazioni, per esempio scopre che un comune tostapane è costituito da 404 parti separate, che il metodo migliore per fondere metallo in casa è stato trovato in un trattato del XV secolo, e che la plastica è quasi impossibile da produrre da zero. Nel libro che accompagna il progetto (The Toaster Project: Or A Heroic Attempt to Build a Simple Electric Appliance from Scratch) si possono leggere le e-mail, la corrispondenza, le conversazioni telefoniche in cui il designer prova a disegnare strategie per risolvere i problemi di produzione cercando di convincere BP (British Petroleum), la multinazionale petrolifera, a portarlo in elicottero su una piattaforma per raccogliere il greggio di cui ha bisogno per realizzare il carter in plastica per il suo tostapane, cuocendolo e miscelandolo con la fecola di patate e “rubando” acqua al marchese di Anglesey.

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© Daniel Alexander

Il progetto di Thomas Thwaites è deriso quasi quanto lo si ammira per il coraggio di realizzare un semplice oggetto comune partendo da zero e bypassando qualunque mediazione produttiva. Un progetto che rivela le contraddizioni e le storture dei nostri sistemi di produzione e delle nostre modalità di stare al mondo sganciati da qualunque empatia ambientale. Il risultato di quest’avventura donchisciottesca è un inquietante tostapane fatto a mano che costa 250 volte di più di uno comune a prezzi di mercato. Raccontato con spirito autoironico, il progetto aiuta a riflettere sui costi e i pericoli

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