È possibile che certi dischi siano sulla carta numeri uno ma poi si fermino al pit stop? Certo, e il motivo a volte è semplicemente che sono troppo avanti per il loro tempo. È il caso di Alla periferia dell’impero di Mino Di Martino, che nel 1984 apparve nei negozi come il degno successore del Battiato di La voce del padrone: un lavoro che non solo rielabora e perfeziona gli stilemi di quel capolavoro, ma in un certo senso si riprende ciò che ha seminato, giacché lo stesso Battiato aveva pescato nell’inventiva musicale del nostro Di Martino. Mino, infatti, è lo storico cuore dei Giganti, mitico gruppo beat (ricordate “Mettete dei fiori nei vostri cannoni?”) che poi si trasformerà in uno dei padri del progressive italiano. Finita quell’esperienza Di Martino militerà negli sperimentali Telaio Magnetico proprio con Battiato, Juri Camisasca, Lino Capra Vaccina, Roberto Mazza e Terra Di Benedetto. Con quest’ultima, cantante e attrice, il nostro avrà un sodalizio sentimentale ma soprattutto artistico: i due fonderanno la ragione sociale degli Albergo Intergalattico Spaziale, primo esempio di musica cosmica italiana, che diventeranno un culto internazionale e che spesso entreranno e usciranno dal giro delle major pur di conservare un’integrità artistica invidiabile.
Abbiamo quindi deciso di farci raccontare da Mino la genesi di Alla periferia dell’impero, album capolavoro che rimane ancora oggi un’opera di frontiera tra il mainstream e l’underground: ha sì pagato il prezzo di non fare compromessi, ma oggi risulta più contemporaneo e fresco che mai all’ascolto. Abbiamo anche cercato di capire insieme a lui cos’è il pop italiano attuale, se ancora esiste, e dove va.
Eccoci qua, siamo con Mino Di Martino e parliamo di questo disco, Alla Periferia dell’impero, che ha da poco festeggiato il quarantennale. Quando è uscito questo disco vivevamo un periodo particolare in cui, in qualche modo, Battiato e tutti i suoi collaboratori avevano un po’ in mano la situazione della musica italiana, erano il top.
Sì, era il suo momento: hanno messo in piedi quella che allora chiamavano la Factory di Battiato. Infatti, in questo disco c’è tutto lo staff di Franco, praticamente, sia i musicisti sia l’impresario; lo studio era quello di Radius, dove Franco registrava.
E tu eri molto amico di Franco perché avevate vissuto insieme l’esperienza del Telaio Magnetico
Sì, certo.
Dato che con Battiato e col Telaio facevi molte cose sperimentali, lontane dal pop, raccontiamo i prodromi del disco, la sua gestazione.
Lui aveva già fatto La voce del padrone, siamo sull’onda di quel periodo. La situazione nasce così: Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo. Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.Questo contenuto è visibile ai soli iscritti