Lui sopra e lei sotto. Andrea sta per sborrare durante il classico missionario. Gli ultimi energici colpi che si danno prima del gran finale. Quel momento in cui lei sa che lui sta per venire e lui sa che se non lo tira fuori al momento giusto rischia di diventare genitore. Proprio in quell’attimo, lei afferra le sue chiappe con così tanta foga da riuscire a infilare un paio di dita nel buco del culo bloccandogli il bacino. Lui prova a divincolarsi. Troppo tardi. Andrea la guarda incredulo. Sorridendo lei bisbiglia: «Andrea, non preoccuparti». Lui accenna un ghigno e va in bagno a pisciare e pensa a lei che gli dice di non preoccuparsi. Perché? Dovrebbe? Certo che no, del resto a stento ricorda il suo nome. Irene, se non sbaglia. Fatica a trattenere un attacco di panico che sta per sopraggiungere alla sola malsana idea che tra nove mesi gli arrivi una pec in cui un avvocato reclama il mantenimento per il figlio biologico. A questo punto perché non uscire dal cesso e chiederle: «Senti, prendi la pillola? Hai la spirale? Sei sterile? O usi l’anello, il diaframma, il cerotto, il femidom, il bastoncino sottocutaneo, insomma puoi darmi qualche informazione in più dopo quello che è appena accaduto?». No, Andrea desiste dal farle qualsiasi genere di domanda. Del resto lei potrebbe prenderlo beatamente in giro con «Andrea, niente di tutto ciò. Però stai tranquillo». E poi lei gli ha chiesto di uscire, lei ha organizzato la scopata, è stata lei in un certo senso a sborrargli dentro. Nel periodo refrattario sorgono i primi dubbi «Ora cosa fare? Sparire come al solito o farmela amica per capire cosa accadrà nelle prossime settimane?». Si salutano, lui si congeda esclamando: «Dai, sentiamoci!» 

Nei giorni successivi lei non si fa viva. Punti a suo favore: Andrea inizia ad apprezzarla. Dopo un paio di settimane le invia un messaggio su instagram: «Stasera ti va di passare da me?». Lei risponde dopo trenta minuti: «Sì, a che ora?».

Questa volta Andrea si dà una regola: si promette che giocherà di anticipo. Scopano per un po’, lei scocciata gli chiede più volte per quale motivo stesse impiegando così tanto tempo a venire. Le spiega che dipende dall’assunzione dell’escitalopram, ovvero uno di quei beati antidepressivi che regalano un calo della sensibilità genitale con conseguente ritardo dell’orgasmo (oltre a tutta una serie di controindicazioni). La parentesi farmacologica ha luogo durante un sessantanove. Alla fine le viene in bocca senza dare alcun preavviso verbale o fisico (sborrando come se fosse un mimo), ma la fantasiosa ragazza non si perde d’animo e sputa tutto lo sperma nel palmo della mano per poi infilarselo nella fessa. 

Irene si riveste, prende il cellulare per inviare un paio di messaggi e se ne va salutando Andrea da lontano con il suo sorrisino insopportabile. Andrea cosa sa di Irene? Lei ha venticinquemila follower su instagram (lui è uno di quelli), l’ha beccata grazie a tinder e la prima volta che si sono visti gli ha detto che detesta scopare con il preservativo. Andrea riesce a scoprire l’età di Irene spiando la sezione “informazioni di contatto e di base” del profilo facebook: ha 28 anni. Non è la classica wannabe poser che nel 2017 ha bisogno di flotte di disperati ai quali vendere qualcosa, sembra evidente che a lei interessi solo il cazzo. Il suo portfolio tinder è chiaro: foto ammiccanti e nella bio indica il nome utente di Instagram. Per questo ci sono almeno ventiquattromila disperati a seguirla per una scopata (i mille follower residui statisticamente dovrebbero essere amici e conoscenti). A quanto pare Andrea è stato uno dei tanti che è riuscito a conseguire l’obiettivo. In realtà è però Irene che li fotte tutti: li scopa e senza il minimo sforzo riesce a farli prostrare ai suoi piedi. Andrea – controllando il profilo Instagram di Irene – si accorge che lei non ha ricambiato il follow (lui è solo un numero); poi realizza che Irene segue quasi esclusivamente profili di cani, procioni, ristoranti, qualche evidente amica d’infanzia, riviste di design, moda e altri profili leggeri e ammirevoli. Non segue influencer, personaggi politici e soprattutto non segue nemmeno un uomo. Posta unicamente foto sgrammaticate di viaggi, serate e selfie in hangover. La sua estetica social non è patinata: non aggiunge didascalie e non ci tiene a far sapere qualcosa di ciò che pensa o del suo eventuale lavoro e percorso di studi. Che sia una di quelle ragazze ricchissime di famiglia che come unico obiettivo si sia prefissata lo sperpero di tutta l’eredità? La sua giornata tipo: sveglia alle 12, qualche chattata per raccattare un cazzo del tutto nuovo e nel pomeriggio programmazione di viaggi, serate e aperitivi. 

Andrea è decisamente eccitato all’idea che Irene utilizzi gli uomini unicamente come portatori di cazzo. Questa immagine la rende ai suoi occhi assai più simpatica di tutte le chiacchierone intellettualoidi che nonostante le vuote rivendicazioni finivano per soffrire per uomini, piazzarseli al loro fianco o addirittura prenderli sul serio. Lei, che in vita sua avrà letto dieci libri in tutto, ha l’aria di prestare più attenzione al colore dello smalto che alle pacchiane promesse di un maschio. 

L’infatuazione per Irene non tacita però le sue ansie. Dopo vari tentennamenti decide di parlarne al suo amico Giorgio, ginecologo per passione. Passione nel senso che è sempre stato il più rattuso del gruppo di amici d’infanzia, quindi la sua fissa adolescenziale di diventare medico l’avrebbe senza alcun dubbio portato a conciliare le due cose. Si vedono e descrive a Giorgio ogni singolo dettaglio, compreso l’utilizzo che Irene ha fatto dello sperma la seconda volta. Ascoltata la storiella, Giorgio gli chiede se ha una foto di Irene. Andrea gli inoltra il profilo Instagram. «Aspetta che mando un messaggio a Fabrizio, un collega della Clinica X». In pochi minuti Fabrizio risponde: «È lei!». Giorgio parte con il racconto farsesco di una ragazza che è nota per abortire in tutte le cliniche private di Napoli: «Entra in clinica in forma smagliante, cerca di scoparsi il ginecologo, va in sala per abortire e fila via ancora più felice di prima». Irene ha abortito in Clinica Y, Villa S, Clinica Z e quasi ogni altra struttura privata della zona: Napoli è come ogni altra metropoli italiana una piccola città di provincia dove tutti si conoscono. E molti ginecologi sono obiettori nel pubblico e libertari nel privato. 

Si direbbe che Irene viva l’aborto come la fase più alta del suo godimento. Sempre lo stesso copione: lei arriva, cerca di scopare, abortisce e va via. Ovviamente i medici sono ossessionati dal trovare una motivazione a questa meravigliosa trafila. E da buoni miserabili si danno le risposte più sbagliate. Ad Andrea non interessa minimamente dare una risposta al perché lei stia facendo tutto ciò. Sa solo che Irene ha il suo massimo supporto.

A quasi un mese dall’ultima scopata, Irene lo invita a casa sua specificando che non saranno soli: «Ti va di venire?». Andrea le dice che non ci sono problemi, lei gli indica giorno e ora e si salutano. Le loro chattate sono telegrafiche, ma lei applica senza alcun dubbio la stessa modalità comunicativa con ogni altro partner sessuale. 

L’appuntamento è fissato per sabato sera alle 21, sono le 20 e 30 e Andrea si mette in auto. Prima di scendere, per una forma di rispetto nei confronti delle sue ansie, infila un preservativo nel portafoglio e ripete a se stesso che la vasectomia deve essere un obiettivo da conseguire entro la fine dell’anno. Suona al citofono di Irene, gli risponde una voce maschile e capisce che è già in compagnia. Ad aprire la porta c’è un uomo sulla cinquantina, nudo, brutto come pochi, con il cazzo molliccio-rossastro tipico di chi ha appena sborrato, e dai rumori che provengono dall’interno dell’appartamento capisce che non sono per nulla soli. Irene è su un letto al centro del salone, tutto acchittato per l’occasione. Dieci uomini, forse quindici, in giro per la casa, che a turno e in gruppo scopano con lei. Irene è bona e bella, potrebbe permettersi qualsiasi imbecille di bell’aspetto, eppure stasera c’è tutt’altro: panzoni, ragazzini brufolosi, vecchiacci con peli sulle spalle – sembra l’anticamera dell’inferno. Da un punto di vista estetico Andrea si considera appena passabile, ma in questo contesto si sente un adone. Irene è ancora meglio di quanto lui pensasse: per lei gli uomini non sono nemmeno portatori di cazzo, sono solo produttori di sperma. Per la prima volta nella vita Andrea è venuto in meno di due minuti.