Oggi primo giorno di scuola. Passarono come un sogno quei tre mesi di vacanza su Netflix. Stamattina iscrizione online alla sezione Baretti, io pensavo alle serie tv, e mi loggavo di mala voglia. Le strade erano vuote, Amazon affollata di genitori che compravano tablet, cover di plastica e penne usb; il server della scuola era andato giù due volte per colpa degli accessi e le Guardie Digitali faticavan a tenere sgombra la banda. Su WhatsApp sentii scampanellare un messaggio, era il maestro di seconda, con la foto del profilo che lo ritraeva sempre allegro, coi suoi capelli rossi arruffati, e scriveva: «Dunque Enrico, quest’anno passi a Webex?». Io lo sapevo bene, eppure mi fece pena quel messaggio. In videoconferenza entrammo a stento. Professionisti, dipendenti statali, soprattutto gente col sussidio, tutti con le identità Spid in una mano e il curriculum scolastico nell’altra, empivano le chatroom e le finestre di log, il test dei microfoni faceva un ronzio che pareva d’entrare in un teatro. Lo rividi con piacere quel grande schermo diviso a griglia, dove passai per qualche mese quasi tutti i giorni. Il mio amico Gianni era nella room della maestra Delcati in una sessione di G-Suite, io dal maestro Perboni. Alle dieci eravamo tutti collegati: cinquantaquattro, appena quindici o sedici dello scorso anno, fra cui Derossi, quello che ha la connessione a 1 Gigabit e si vede sempre chiarissimo. Mi parve così piccola e triste la scuola, pensando alla community di Netflix! A un certo punto entrò nella room il Dirigente Scolastico per presentarci un nuovo iscritto che si connetteva dalla Calabria. Alcuni di noi gli mandarono per file le tabelle con gli orari e i video del ripasso estivo, e il tipo nell’ultima finestra video in basso gli mandò un emoticon con un sorriso.  

Fabrizio Patriarca,Patrizio Marini,Libro Cuore,Letteratura italiana contemporanea,scrittori italiani,scuola covid

Quello che mandò l’emoticon al calabrese è quello che mi piace più di tutti, si chiama Garrone, è il più grande della classe, la testa grossa, le spalle larghe; è buono, si vede quando sorride, ma pare che pensi sempre, come un disconnesso. Ora ne conosco già molti degli utenti in webcam. Un altro mi piace pure, che ha nome Coretti, e porta una maglia color cioccolata e un berretto della Nike. C’è Nelli, un povero gobbino gracile e col viso smunto, che gli salta sempre la connessione perché ha poca banda e un pc di sei anni fa. C’è uno molto ben vestito, che sempre si leva i peluzzi dai panni e invece della webcam utilizza una Nikon che registra in 4K, e si chiama Votini. Nella finestra proprio al centro c’è uno che chiamano il “muratorino”, una faccia tonda come una mela con un naso a pallottola; egli ha un’abilità particolare, sa fare il muso di lepre, e tutti gli fanno fare il muso di lepre durante la sessione, e ridono. Nella finestra accanto c’è Garoffi, un coso lungo e magro, col naso a becco di civetta e gli occhi molto piccoli, che traffica sempre con patch per la Playstation, gift card della Apple e tiene il testo della lezione aperto su un file Word accanto a Webex per leggerlo di nascosto. È anche un tipo curioso il mio vicino di sinistra, Stardi, che è tozzo, senza collo, un grugnone che non parla con nessuno, e pare che capisca poco, ma sta attento al maestro senza batter palpebra, con la fronte corrugata e coi denti stretti: e se lo interrogano quando il maestro parla, la prima e la seconda volta non risponde, la terza volta ti sbatte fuori dalla chat perché lui usa Linux e riesce a bannare la gente. Ha daccanto una faccia tosta e trista, uno che si chiama Franti, che fu già espulso da un’altra sezione e non possiede neanche un tablet, così deve connettersi col telefono e la sua faccia sembra ancora più trista e più tosta. C’è poi Carlo Nobis, che quando si collega alle sue spalle vedi sempre una libreria trionfante o dei quadri di caccia alla volpe e pare che viva in una casa sterminata. 

Fabrizio Patriarca,Patrizio Marini,Libro Cuore,Letteratura italiana contemporanea,scrittori italiani,scuola covid

Ma il più bello di tutti, quello che ha più ingegno, che sarà il primo di sicuro anche quest’anno, è Derossi; e il maestro, che l’ha già capito, chiede sempre a lui di farci i PowerPoint. Io però voglio bene a Precossi, quello con la giacchetta lunga che pare malato: è molto timido e ogni volta che si connette o manda una mail scrive: «Scusami» e aggiunge l’emoticon triste. Ma Garrone è il più grande e il più buono. Con tutti i miei compagni di classe parliamo sovente di quanto sia dura la situazione al giorno d’oggi, di quanto siam preoccupati pei nostri figliuoli che devon sopportare la quarantena mentre noi ci occupiamo della scuola in loro vece. Col tempo le abitudini sono cambiate, diario caro. Io per esempio mangiavo gluten-free, adesso gianduia e carboidrati. Certo, non sono solo svantaggi. In matematica ero debole, e son ridiventato prontissimo. Ma quello che più mi manca è stare in mezzo alla fica.