Sul vascello andavano inermi i lavoratori, erano loro i trasportati, la merce. mi avevano dato le ciabattine, Kos, io odio le ciabattine, volevo avere piuttosto un cappello, una visiera. dunque sopra al cappello c’era il cielo e sotto la visiera c’ero io, e mi alzavo veloce, veloce mostravo i documenti: come ti chiami, lo sai come ti chiami? lo sai come ti chiami, si o no? 

Kos, mi viene in mente un vascello, un vento forte, la nuvola nera battente sulla testa. un cielo nero tirato giù – un colpo – lo strappo del camice. come quando quel tipo mi voleva tenere e io volevo andarmene. Il tavolo numero sette col merlo poggiato sopra, il numero otto coi sassi sottovetro, Kos, non sai che vita è prendere gli ordini, non sai che ansia quando sbagli le consegne.

Ida Travi,Io lavoro,poeti italiani viventi,scrittrici donne,poesia e fotografia

Così faceva mia madre, così faceva mio padre, Kos, così facevano tutti per fare di me un uccellino, per fare di me un usignolo, un piccolo usignolo, e quando il giorno era corto, kos, quando il giorno era corto era subito sera, e sul più bello non potevi più cantare, non potevi cantare più, proprio quando cominciava lo spettacolo. Fu così che nel bel mezzo del colloquio, l’intero mondo si oscurò, lo schermo si oscurò, e io mi sono alzata di colpo, di colpo, Kos, mi sono alzata per dire: così sembrerebbe la morte, anticipate, vi prego, la riunione.

Ida Travi,Io lavoro,poeti italiani viventi,scrittrici donne,poesia e fotografia

Gli altri là fuori lavoravano svelti sotto il campanile, montavano il palco, e nel silenzio di tomba amplificavano la voce. Kos, io voglio tenere la mia voce per me, non voglio fare la donazione. Kos, sono cose importanti. Kos, tu la daresti la tua bicicletta? la daresti? io me ne vado a casa, Kos, torno a casa prima che venga il tramonto, Kos, Koos!.. Kos, prima del tramonto, giuro, sarò a casa, lo spettacolo non mi interessa. tutti quei cavi, tutti quei fili sono segni del brutto tempo, portano i lampi per terra. Kos, io giocavo col fuoco da piccola, saltavo nel fuoco, lo spiraglio e l’occhio sempre lì incollato a guardare, il biglietto, il gancio, lo spioncino. era troppo per me, e anche adesso, Kos, è troppo! lo vedi? Siamo ancora qui, ci siamo dentro: i tubi, il montaggio, la manovalanza. e chissà quando è cominciata questa storia, Koos… Kos! devi mettertela in testa questa storia, Kos, mettiti bene in testa questa storia, Kos, come il cappellino, Koos! dovresti girare la visiera, Kos! così!… gira il berretto, Kos, e vedrai come vivremo fra un anno, saremo qualcuno, entreremo cantando in un altro stato.

Ida Travi,Io lavoro,poeti italiani viventi,scrittrici donne,poesia e fotografia

Com’è lungo il corridoio del Vascello, Kos, dal fondo sale perpetuo il rumore dei cucchiaini, si sente arrivare il vento, Kos, il vento passa dietro la schiena e dice: attenta, qui comincia la vita dura, attenta! tu risponderai a chiamata, presto sentirai l’alto nitrito del cavallo. 

Al posto delle parole, Kos, mi uscirono le lacrime – e tà! – di colpo il vento sbarrò lo spioncino. tutto era bianco, Kos, tutto era sul punto di svanire, la tovaglia, il bicchiere, il microfono ghiacciato: tutto era sotto la brina, Kos, anche la mia tenuta da lavoro. era il grado zero dello spettacolo, Kos, sono sicura…sicura.

Ida Travi,Io lavoro,poeti italiani viventi,scrittrici donne,poesia e fotografia

Fu così che venne il cavallo e portò l’annuncio. loro, i clienti, se ne stavano seduti coi bianchi tovaglioli sulla bocca, come avessero una tosse eterna. Kos, tutto quel tempo per due patatine, tre olive. tutti quei cubetti, tutto quel bianco alle cinque della sera. Kos, è una tragedia, tu lo sai cos’è una tragedia?… Kos…Koos! ti prego, prima di montare in sella fai un bel gesto, cancella tutto. tutto. anche quello che c’è sotto. Kos…Koos! io vorrei che tu e il cane e io fossimo direttamente portati in paradiso, là dove siedono i santi e le madonne. fammi un miracolo, Kos, portami in sella. portami sulla costa azzurra, sulla costa smeralda, portami sulla costa concordia, Koos, portami nella valle dell’Eden, là c’è sempre qualcuno che canta, Kos. e anch’io canto, Kos, anch’io canticchio canticchio, fino allo svenimento. 

Ida Travi,Io lavoro,poeti italiani viventi,scrittrici donne,poesia e fotografia