Più tardi quella notte sognai un enorme cazzo con le ali che mi sodomizzava. Un enorme cazzo con le ali senza un corpo attaccato. Dopodiché mi svegliai solo, col mal di testa.           

Il giovedì è il mio giorno di riposo, proprio così. Primo Levi invece scriveva solo nei weekend. In settimana lavorava nella sua ditta chimica o qualcosa del genere. Poi si è buttato dalle scale. Bella fine che fanno gli stacanovisti. Il mio rito del giovedì mattina inizia con un’ora di rassegna stampa, solitamente. Ma non appena cercai di aprire il sito del Post, quella mattina, una notifica mi informò di un problema al Wi-fi: Iliad-box è connesso a Internet ma non riesce a connettersi. Lì per lì bestemmiai. Il mio umore non poteva certo risentire di un colpo così mal assestato, benché si trattasse di un colpo sotto la cintura; ero sveglio da appena mezz’ora. Scollegai il router, ricollegai, aspettai cinque minuti. Intanto misi la moka sul fuoco. Niente, lo stesso messaggio riapparve: Iliad-box è connesso a Internet ma non riesce a connettersi. I copywriter di Iliad devono essere tutti laureati in logica formale. E in più adesso la notifica era condita da un altro messaggio inquietante: è necessaria un’azione per accedere al browser. Ci puoi scommettere stronzo che è necessaria un’azione. Ma quale?   
È un indovinello: quanti cristiani possono esserci in linea il giovedì mattina, attaccati al centralino di Iliad come un branco di accattoni? Otto, signore e signori. Nella vita la risposta a certe domande è sempre otto. Anzi nove, per la precisione, incluso me; fanno dieci minuti di attesa. E adesso per favore pensateci un momento. Nove pezzi di carne senzienti, impotenti, aggrappati al telefono come aggrappato al telefono sono io in questo preciso momento. Nove esseri umani presumibilmente abili, intelligenti, magari con un lavoro, dei professionisti, broker giornalisti inservienti o qualcos’altro. Gente del genere, umani normali, umanoidi tuttalpiù: completamente privi della possibilità di risolvere il problema. Nessuna alternativa se non quella di aspettare che dall’etere qualcuno gli comunichi con accento est europeo che ha provato a spegnere e riaccendere? Sì? Be’, è strano signore, molto strano, le passo i colleghi dell’assistenza tecnica. Cristo, ma non siete voi l’assis— tu-tu-tu-tuuu… Fumai una sigaretta, bevvi il caffè. Il telefono in vivavoce, abbandonato sul tavolo, gracchiava La Cavalcata delle Valchirie, intanto guardavo fuori dalla finestra. Il cielo era lucido come una, un… ’fanculo. Deo gratias è mattina, nelle membra e nel cervello quella dolce sconnessione fra stimoli esterni e reazioni interne perdurava. Nessunissimo bisogno di metafore. Potrebbe succedere di tutto adesso, praticamente di tutto: non mi smoverebbe di un millimetro. Il cielo era blu com’è il cielo di solito. Punto. Si trattava semplicemente di un blu molto acceso, essendo mattina presto, e la cosa, stupidamente, mi faceva sentire bene. Le buone speranze ancora tutte lì, assiepate all’orizzonte, a braccetto con le buone intenzioni. Nient’altro che una smagliante giornata di sole. 
Dopo dieci minuti una voce metallica interruppe brutalmente Wagner: «La informiamo che lei è l’utente numero UNO in coda. La informiamo che le rispondiamo dall’Italia». Benone. 
«Buongiorno, sono Tatiana, come posso…» poi cadde la linea.      
Ora vedete. Io ci provo, davvero, ultimamente ci provo sul serio. Sto leggendo un sacco di roba buddhista, roba spirituale giappo-cinese. Un mio collega mi ha detto che da quando ha iniziato a meditare sta molto meglio: entra in modalità zen, fratello, ti stai avvelenando la vita. Quella era gente che si dava fuoco seduta per terra, i bonzi nipponici dico, gente che si dava fuoco seduta per terra nella posizione del loto senza problemi – da mettere i brividi. Io onestamente in quel momento pensai di dare fuoco a Tatiana. Ma solo per un momento. Poi respirai, mi calmai e accesi un’altra sigaretta, scacciai quel pensiero. Composi di nuovo il numero dell’assistenza. Che altro potevo fare? Sperai di riparlare con Tatiana, per dimostrarle quanto ero calmo.           
Dopo altri dieci minuti di furibonda Cavalcata, to’, chi mi risponde? Ekaterina. Peccato.            
«Come posso esserle utile?»  
«Sì, buongiorno. Ho un problema col Wi-fi. Mi esce un messaggio con scritto che Iliad-box è connesso a Internet ma non riesce a connettersi. Al di là della contradictio in adiecto, ho provato a…»      
«Come? Può ripetere?»          
«Lasci perdere. Dicevo che ho provato a scollegare e ricollegare il router, ma sostanzial­—»       
«Signore, metà Milano è in rosso in questo momento. Non posso aiutarla».          
«Cioè?»
«C’è un malfunzionamento sulla rete, i tecnici stanno lavorando per risolverlo». 
«Capisco. E quanto ci vorrà?»           
«Non glielo so dire».  
«Sì ma approssimativamente? Due ore o due giorni?»        
«Non glielo so dire signore, i tecnici stanno lavorando».    
«Sì ma se dovesse dire lei? Secondo lei quanto ci vorrà?»  
«Signore non glielo so dire. Potrei dirle mezz’ora o due giorni. Poi magari ci vogliono dieci minuti».
«Laringrazioarrivederci».
Ripensai a Tatiana. Infuocata. Con in braccio Ekaterina.     
Fuori dalla finestra il cielo era ancora blu, assolutamente indifferente. L’ingiustificata sensazione, come un lampo, di stare guardando il cielo attraverso delle sbarre. Che fare? Rassegna stampa alle ortiche. D’accordo. Benissimo. D’accordo.       

La seta di ghiaccio è un magma sintetico singolare, morbidissimo, l’unico materiale di cui possono essere fatte le mie mutande. Stavo per farmi la doccia ma non avevo più mutande pulite da indossare – perciò pensai alla seta di ghiaccio – così volai su Amazon. Sì, lo ammetto, da ributtante iperconsumista quale sono andai su Amazon, impiccatemi. Chiaramente utilizzai i dati del telefono. Boxer, seta di ghiaccio, uomo, quattro paia, 17,54€, compra subito. Domani a quest’ora le avrò già addosso, mettetemi al rogo. E almeno questa era fatta. 

Il pagamento non è andato a buon fine,

Questo contenuto è visibile ai soli iscritti

Snaporaz è una rivista indipendente che retribuisce i suoi collaboratori. Per esistere ha bisogno del tuo contributo.

Accedi per visualizzare l'articolo o sottoscrivi un piano Snaporaz.