Ampie e taglienti sono le sfortune di chi possiede un’acuta percezione del mondo ma non dispone di alcun tipo di noncuranza che non sia la follia. Simili alle tarme della farina, queste creature partecipano alla vertigine del mondo assecondando numerose mutazioni, senza però mai, a differenza delle tarme, raggiungere uno stadio che possa dirsi definitivo. Agamennone Duffy jr appartiene a questa splendida e sfortunata categoria. Lo testimonia il suo volto, bello e triste, ammaccato come il cofano di un’automobile finita giù per un dirupo, e ancora di più il fatto che, a poche ore dal capodanno, e in procinto di compiere una missione pericolosa e necessaria, lui abbia scelto di prepararsi all’azione restando placidamente a mollo dentro una vasca da bagno piena di acqua calda, sulla cui superficie tremolante galleggiano pagine di libri strappate con grande cura. Pur trattandosi delle dieci di sera, Agamennone Duffy jr canticchia: “Vale qualsiasi cosa alle quattro del mattino, valgo persino io, amore mio”. 

Dal giorno in cui la Timida Apocalisse ha preso possesso della sua esistenza, Agamennone Duffy jr si è imposto di trascorrere per lo meno un’ora al giorno in ammollo. Convinto sostenitore della supremazia dell’epidermide su qualsiasi altro strumento di apprendimento, prima di immergersi, Agamennone perlustra i numerosi charity shops che costellano Kingsland road, fiera e lercia arteria che punta verso il nord est di Londra e, dopo aver accuratamente pianificato l’apprendistato del giorno, ruba i libri che possono fare al caso suo. Difficile dire se le signore e signorine incaricate di badare ai negozietti di seconda mano che Agamennone svaligia quotidianamente non si accorgano dei suoi furti, o se invece, mosse dalla stessa spinta caritatevole che sta alla base dei negozietti in cui praticano beneficenza, preferiscano chiudere un occhio. L’unica certezza è data dal giaccone verde di tela indossato da Agamennone, che aumenta di peso mano a mano che la sua marcia procede fino a raggiungere Stamford Hill, il quartiere degli ebrei ortodossi, in cui lui ha trovato l’ennesima casa temporanea. Raggiunta la casa, che in verità è una fatiscente scuola in procinto di essere demolita, il giaccone di Agamennone ha ormai raggiunto il peso di una bara da funerale, con ognuna delle profonde tasche piena di libri ammassati tra loro.

Oggi, giornata speciale, al furto libresco Agamennone ha voluto aggiungerne un altro, di tipo culinario: un pacco di bacon. Ma nessuna padella dovrà occuparsi di bruciacchiare il grasso di maiale, e tanto meno nessuna fetta di pane sarà obbligata a offrire dimora a queste strisce di bacon avvolte da ketchup e uova strapazzate, poiché dopo aver trascorso un’ora abbondante in ammollo, circondato da pagine e pagine, e per questo convinto di aver appreso ciò che vi era da apprendere, Agamennone Duffy jr quelle stesse strisce di bacon rubate le dispone sul freddo pavimento di linoleum del salone principale, per poi piazzarvi sopra entrambi i piedi, quasi fossero un tappetino da bagno. Prima di intraprendere la missione pericolosa e necessaria che lo aspetta, Agamennone Duffy jr sente il bisogno di pronunciare un giuramento, e proprio una delle pagine strappate con cura e lasciate in ammollo nella vasca da bagno, gli ha regalato il tipo di confessione adatta: nel tredicesimo secolo, così riporta lo Specchio Sassone, gli ebrei erano costretti a giurare tenendo i piedi nudi sopra una cotenna di maiale, animale da loro notoriamente ritenuto impuro. L’uso della cotenna possedeva un duplice significato simbolico: ribadiva la supremazia e la legittimità del diritto cristiano, e irrideva le interdizioni culinarie degli ebrei. Per Agamennone Duffy jr, invece, per lui che non ha mai creduto all’esistenza di cristiani ebrei e nemmeno del mondo, se non sotto forma di allucinazioni e parodie, l’utilizzo di questa antica pratica denigratoria è utile proprio perché proviene dal passato, dal mondo dei morti – a cui lui crede- ed è proprio a quel mondo che Agamennone rivolge il proprio giuramento.

Agamennone Duffy jr è un incredibile marchingegno predisposto all’accettazione. Lo ha dimostrato sin dall’infanzia, accettando di addormentarsi tra ubriachi di cattivo umore nascosto sotto il tavolo da biliardo del pub gestito da sua madre, e poi ha continuato, crescendo e accettando una bellezza angelica e precoce, che ben presto si è tramutata in una specie di rimpianto per qualcosa di vago e incerto, e poi ancora, e ancora, Agamennone ha accettato e condiviso diversi tipi di povertà e svariate dipendenze, ha accettato e condiviso ospedali psichiatrici simili a prigioni e prigioni simili a miniere di cenere, ha accettato e condiviso il freddo e l’umidità di fabbriche dimenticate, ha accettato e condiviso il proprio corpo con uomini e donne che gli hanno sussurrato all’orecchio bugie lunghe e sgraziate, ha accettato e condiviso liquori e malattie veneree, febbre e danze, zuppe di pomodoro e cattedrali fredde come macellerie, sigarette e coperte, pestaggi e lamponi, nomi, insonnia, roghi, tende, perquisizioni, vagoni della metropolitana, bollitori e aghi, Agamennone Duffy jr ha accettato e condiviso l’amore come fosse una maledizione, e ogni maledizione come fosse un bacio ricevuto nelle penombra in cui è bello riposare. Una sola cosa Agamennone non è in grado, e nemmeno vuole accettare: la morte di Polly, la sua oca. Per lei Agamennone ha lavorato duramente tutto l’anno, per lei è pronto a costringere Londra ad anticipare le celebrazioni di capodanno. Agamennone ha prima viaggiato per tutto il paese, lentamente, senza biglietto, chiedendo aiuto a chi non voleva offrirglielo, ed è comunque riuscito a raggiungere tutte le vecchie miniere abbandonate, il testamento spirituale al cianuro di Margaret Thatcher. E dopo averle raggiunte, Agamennone ha forzato porte arrugginite e dov’era necessario ha scavato, alla ricerca di qualche rimasuglio di esplosivo. Da quando Polly è morta, Agamennone Duffy jr ha raccolto le briciole ancora infiammabili di quel mondo morto e sepolto e le ha accumulate. E oggi è arrivato il momento di utilizzarle.

Polly, la sua amata e bianchissima e cattiva Polly, ha sempre avuto un sonno inscalfibile. Poteva dormire nel mezzo di una festa o di una rissa senza problemi. Un’unica cosa era in grado di svegliarla immediatamente: il latrato dei cani. E visto che Agamennone Duffy jr è fermamente convinto di come la morte sia nient’altro che il mondo di chi, per un motivo o per l’altro, dimentica di svegliarsi, lui è certo che se tutti i cani di Londra potessero abbaiare all’unisono, allora lei, Polly, con le sue piume più soffici del fumo, non potrebbe più far finta di niente, e dovrebbe abbandonare la morte e tornare da lui. Ma i cani di Londra sono tanti, troppi, infiniti come i fili d’erba e gli sfratti. E allora Agamennone ha dovuto studiare. Mentre accumulava granelli di vecchio esplosivo ha dovuto mappare la città, ha dovuto compiere delle scelte. In certi quartieri i cani sono più numerosi, in altri quartieri i cani sono di grossa taglia, in altri ancora sono troppo ben addestrati per abbaiare, o semplicemente troppo impauriti dai proprietari. Agamennone Duffy jr ha studiato e poi ha preso delle decisioni, e dopo le decisioni ha nuovamente scavato, e dopo aver scavato, ha riempito le buche di esplosivi e timer. Ha scelto proprio la sera di Capodanno perché durante tutta la giornata si possono avvertire sporadiche esplosioni che costringono i cani a mantenere un certo tipo di tensione, quel certo tipo di tensione che, se sottoposta ad una esplosione maggiore, non potrà che regalare il loro latrato migliore: l’unico in grado di riportare Polly da lui.

Per questo Agamennone Duffy jr dopo aver pronunciato il proprio giuramento ritorna dentro la vasca da bagno, sempre identico a se stesso, giusto con le vene un poco più larghe del solito. Mancano pochi istanti e poi le esplosioni riecheggeranno all’unisono per tutta la città, anticipando il Capodanno, e subito dopo i cani si occuperanno di cantare il loro strazio, la loro canzone d’amore. E allora lui, Agamennone Duffy jr, non dovrà far altro che aspettare, a occhi chiusi e vene spalancate, che Polly torni. E poco importa se i denti e la lingua che Agamennone sentirà sulla propria pelle non saranno quelli di Polly, perché sono molti i modi in cui siamo chiamati a fallire, ma ancora più numerosi sono i modi in cui l’assurdità della vita ci regala ciò che desideriamo sotto mentite spoglie. Questo Agamennone Duffy jr lo sa bene, e difatti sorride, ospitando all’interno del proprio sorriso tutta la luce che non ha intenzione di partecipare ai festeggiamenti, tutta quella luce che vuole preservarsi nel tempo e contro il tempo, per poi emergere, tardi, tardissimo, per gli unici festeggiamenti che davvero contano. Quelli che passeranno inosservati.