Giada, ma solo la letteratura? No no, anche il cinema. Il cinema? Eh. Attori? No, cioè sì, ma prima di tutto produttori. Un produttore. Forse il produttore. Un tipo comunque molto circolante. Circolante in che senso? Talmente iperespanso e ramificato che arrivò finanche a me. E come? Me lo ricordo invero perfettamente. Era uno di quei giorni in cui i capelli non stavano bene affatto e mi ero rifugiata col tuppo d’ordinanza in BNCR (Biblioteca Nazionale Centrale Roma, per chi si è fermato alle superiori). Avevo una canotta abbastanza scollata, sebbene non potessi esporre gran merce, ma l’eterno studioso del tavolo accanto spizzava, quindi nonostante i capelli a crocchia ero appagata e soddisfatta di me, per quel che riuscivo coi miei molti complessi. Fu per questo, forse, che non mi sconcertò del tutto la chiamata della segretaria del produttore. Voleva vedermi per un provino. La situazione era ai limiti del verosimile, un editor avrebbe detto togli togli, chi vuoi che chiami una in BNCR coi capelli non lavati per un provino. Nella scena a seguire Giada è in motorino con il produttore. Scorrazzano come Moretti in Caro Diario senza il vulcano, la malattia e il cameo di Valerio Magrelli. Hanno un obiettivo, ma non è comune. Il produttore ha ambizioni letterarie, sa che Giada è molto temuta come critica, vuole ingraziarsela. Ma questo lo capiremo dopo, non qui. Giada ci va più volte, in sella.

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