In Cane di paglia (1971), dopo aver vinto una borsa di studio il matematico statunitense David Sumner si trova a doversi trasferire nel piccolo villaggio della Cornovaglia dove è cresciuta sua moglie Amy, abbastanza bionda e appariscente da far risaltare per contrasto il suo aspetto inconfondibilmente accademico, pacato e dimesso. In paese, gli altri uomini guardano alla coppia come a un esperimento contronatura, perché la donna è una del luogo, ha precedentemente intessuto relazioni con i propri pari, è attraente e irradia carnalità. Da parte sua, David reprime completamente i suoi istinti animali e trae tutta la sua autostima e il suo senso del sé dai propri meriti intellettuali di studioso di matematica applicata alla cosmologia; sorride con gentilezza ai paesani inglesi che si fanno beffa di lui e non accoglie i tentativi della moglie di provocarlo, né quelli che gli richiederebbero un risveglio sessuale né, tanto meno, quelli messi in atto per il mero gusto di litigare. Litigare per puro piacere, per un ricercatore universitario progressista degli anni Sessanta, è fuori discussione, così come lo è imporsi, mostrare aggressività, trarre appagamento dallo scontro, non impegnarsi a sembrare buoni. Negli anni Sessanta, l’intelletto viene celebrato e misurato attraverso il successo accademico e il pacifismo è considerato una virtù, umana prima ancora che politica. La cultura vince sulla natura: un vero uomo è innanzitutto un bravo cittadino.

È davvero possibile (e auspicabile) il quieto vivere? Gli uomini sono davvero fatti per vivere in pace? E se stessimo confondendo bontà d’animo e paura del confronto?

Nel villaggio, però, dove si impone una visione del mondo fondata su una concezione più primitiva della virilità, a nessuno interessano la personalità accomodante o i meriti accademici di David, e la lavagna coperta di calcoli e schemi complessi che troneggia in bella vista nel suo studio è solo motivo di scherno. Il personaggio di David incarna con successo la parodia dell’intellettuale puntiglioso e tanto tranquillo da giungere a un parossismo ridicolo:

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