Uno dei format di maggior successo – se di successo si può parlare – su Facebook si sostanzia in post che ricalcano un pattern collaudato: l’influencer progressista di turno della piattaforma digitale delle older generations (non ho cuore di dire “degli anziani”) riprende una scena di vita quotidiana con protagonisti degli adolescenti, ne magnifica un aspetto e vi costruisce riflessioni variamente gramelliniane in lode della liberalità connaturata alle nuove generazioni. Sono queste ultime, sembra sempre suggerire il Gen X o Millennial pentito, le vere depositarie di rispetto, consapevolezza e responsabilità sociale che erano mancate all’appello con le generazioni precedenti, e saranno evidentemente loro a salvare il mondo.

Negli anni, in una sorta di pigra e talvolta divertita ricorrenza, ho iniziato a tenere traccia delle iterazioni dei post “megliopensanti”sui Nostri Giovani. Ne ho letti di commossi di fronte a un teenager che corregge un amico che aveva usato un pronome sbagliato per riferirsi a un ragazzo non binario

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