Chiusa e sigillata la stagione della postmodernità, è emerso nell’oramai rarefatto panorama del cinema americano più strenuamente auteuriste (e non solo) il desiderio di tornare al passato come strumento privilegiato di rappresentazione del mondo. In altre parole, mentre il presente assomiglia sempre di più a una terra straniera, è il confronto con il patrimonio delle esperienze trascorse che permette di dare voce a convinzioni di natura culturale, esistenziale o sentimentale. È il caso di Licorice Pizza (2021) di Paul Thomas Anderson, ambientato nel 1973 ai tempi della crisi energetica e dell’austerity, così come di questo notevole e speculare Armageddon Time – Il tempo dell’apocalisse (2022) di James Gray.

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